8 luglio 2009

'O picciotto


Mafia, politica e affari: sette domande al Cavaliere
di Carlo Cosmelli

Al Primo Ministro della Repubblica Italiana sono state rivolte dieci domande circa le sue relazioni con una ragazza minorenne invitata più volte anche a cene ufficiali. Fino ad ora si è rifiutato di rispondere. Si potrebbe fare uno sconto al Signor Silvio Berlusconi, chiedendogli di rispondere a sette domande.

Signor Berlusconi, potrebbe rispondere pubblicamente a queste domande?

Premessa
La Banca Rasini di Milano, di proprietà negli anni ’70 di Carlo Rasini, è stata indicata da Sindona e in molti documenti ufficiali di magistrati che hanno indagato sulla mafia, come la principale banca utilizzata dalla mafia per il riciclo del denaro sporco nel Nord - Italia. Di questa Banca sono stati clienti Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano, negli anni in cui formavano la cupola della mafia. In quegli stessi anni il Sig. Luigi Berlusconi lavorava presso la Banca, prima come impiegato, poi come Procuratore con diritto di firma e infine come Direttore.

1) Nel 1970, il procuratore della banca Luigi Berlusconi ratifica un'operazione molto particolare: la banca Rasini acquisisce una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figurano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus. Questo Luigi Berlusconi, procuratore con diritto di firma della banca Rasini, era suo padre?

2) Sempre intorno agli anni ’70 il Sig. Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca Rasini ventitré holding come “negozi di parrucchiere ed estetista”, è lei questo Signor Silvio Berlusconi?

3) Lei ha registrato presso la banca Rasini, ventitré “Holding Italiane” che hanno detenuto per molto tempo il capitale della Fininvest, ed altre 15 Holding, incaricate di operazioni su mercati esteri. Le ventitré holding di parrucchiere, che non furono trovate ad una prima indagine della guardia di finanza, e le ventitré Holding italiane, sono la stessa cosa?

4) Nel 1979 il finanziere Massimo Maria Berruti che dirigeva e poi archiviò l’indagine della Guardia di Finanza sulle ventitré holding della Banca Rasini, si dimise dalla Guardia di Finanza. Questo signor Massimo Maria Berruti è lo stesso che fu assunto dalla Fininvest subito dopo le dimissioni dalla Guardia di Finanza, fu poi condannato per corruzione, eletto in seguito parlamentare nelle file di Forza Italia, e incaricato dei rapporti delle quattro società Fininvest con l’avvocato londinese David Mills, appena condannato in Italia su segnalazione della magistratura inglese?

5) Nel 1973 il tutore dell’allora minorenne ereditiera Anna Maria Casati Stampa si occupò della vendita al Sig. Silvio Berlusconi della tenuta della famiglia Casati ad Arcore. La tenuta dei Casati consisteva in una tenuta di un milione di metri quadrati, un edificio settecentesco con annesso parco, villa San Martino, di circa 3’500 metri quadri, 147 stanze, una pinacoteca con opere del Quattrocento e Cinquecento, una biblioteca con circa 3000 volumi antichi, un parco immenso, scuderie e piscine. Un valore inestimabile che fu venduto per la cifra di 500 milioni di lire (250'000 euro) in titoli azionari di società all'epoca non quotate in borsa, che furono da lei riacquistati pochi anni dopo per 250 milioni.(125'000 euro). Il tutore della Casati Stampa era un avvocato di nome Cesare Previti. Questo avvocato è lo stesso che poi è diventato suo avvocato della Fininvest, senatore di Forza Italia, Ministro della Difesa, condannato per corruzione ai giudici, interdetto dai diritti civili e dai pubblici uffici, e che lei continua a frequentare?

6) A Milano, in via Sant’Orsola 3, nacque nel 1978 una società denominata Par.Ma.Fid. La Par.Ma.Fid. è la medesima società fiduciaria che ha gestito tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra e riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss – di area corleonese e non – operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona. Signor Berlusconi, importanti quote di diverse delle suddette ventitré Holding verranno da lei intestate proprio alla Par. Ma.Fid. Per conto di chi la Par.Ma.Fid. ha gestito questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perché lei decise di affidare proprio a questa società una parte così notevole dei suoi beni?

7) Signor Berlusconi da dove sono venuti gli immensi capitali che hanno dato inizio, all’età di ventisette anni, alla sua scalata al mondo finanziario italiano?

Vede, Signor Berlusconi, tutti gli eventuali reati cui si riferiscono le domande di cui sopra sono oramai prescritti. Ma il problema è che i favori ricevuti dalla mafia non cadono mai in prescrizione, i cittadini italiani, europei, i primi ministri dei paesi con cui lei vuole incontrarsi, hanno il diritto di sapere se lei sia ricattabile o se sia una persona libera.

P.S. Dato che lei è già stato condannato in via definitiva per dichiarazioni false rese ad un giudice in un tribunale, dovrebbe farci la cortesia di fornire anche le prove di quello che dice, le sole risposte non essendo ovviamente sufficienti.

Vade retro!


Il Guardian: «L'Italia potrebbe essere espulsa dal G8»
«I preparativi per il summit del g8 nella città montana de l'Aquila sono stati così caotici che sta crescendo la pressione degli altri stati membri per far sì che l'italia venga espulsa dal gruppo». Lo scrive il quotidiano britannico Guardian, citando funzionari dei paesi occidentali.

Il giornale sottolinea che nelle ultime settimane gli Stati Uniti hanno preso il controllo dei preparativi, organizzando conference call tra i funzionari (le cosiddette 'sherpa calls') nel disperato tentativo di dare un obiettivo al meeting, che non ha iniziative sostanziali in agenda.

«Che un altro paese organizzi le sherpa calls è semplicemente senza precedenti - scrive il Guardian citando un funzionario di un paese del g8 - gli italiani sono stati semplicemente disastrosi. Non ci sono stati preparativi. Il g8 è un club, e i club impongono obblighi ai propri membri. L'italia non li ha rispettati».

Secondo il quotidiano le voci sono così arrivate a suggerire che l'italia possa essere espulsa dal G8 e da ogni altro gruppo analogo e che il suo posto possa essere preso dalla Spagna (che ha un prodotto nazionale pro capite più alto e destina ad aiuti un percentuale maggiore del pil). «I preparativi italiani per il summit sono stati caotici dall'inizio alla fine - rincara la dose richard gowan, analista del centro di cooperazione internazionale dell'università di New York - gli italiani hanno cominciato a dire già da gennaio che non avevano una visione del summit e che erano pronti a prendere istruzioni dagli americani, nel caso in cui l'amministrazione obama avesse avuto qualche idea». I critici, aggiunge il Guardian, sottolineano che il governo Berlusconi ha cercato di compensare la mancanza di sostanza allargando la lista degli invitati, che prevede tra 39 e 44 capi di stato presenti a l'Aquila.

«Gli italiani non hanno idee - aggiunge Gowan - e hanno deciso che la cosa migliore da fare è spalmare l'agenda in modo così sottile da nascondere il fatto che in realtà non hanno un'agenda». Tra le critiche al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, il guardian cita quella di aver concesso soltanto il 3% degli aiuti allo sviluppo promessi quattro anni fa e di aver programmato un taglio di oltre il 50% del budget italiano per gli aiuti esteri.

6 luglio 2009

La terra trema ancora


Lo scossone del G8
Ora, ma dico io, ma tutto si può capire. Che fosse giusto spostare all'Aquila il G8 perché si puntano i riflettori su una città bellissima da ricostruire. Che fosse giusto fare un G8 in piena crisi che non fosse sfarzoso ed eccessivo, e la caserma va benissimo. Che fosse giusto usare L'Aquila per evitare scontri e zone rosse, perché si spera che i provocatori di professione, quelli che movimentano i G8 con vetrine infrante e disordini vari, abbiano rispetto per un luogo e per molta gente che ha già avuto disagi seri e tragedie personali.Ma si può davvero, tra persone serie, decidere di portare un summit di quella portata in un posto dove ieri c'è stata una scossa di magnitudo 4.1? Roba da far saltare dal letto Obama, e tutti i capi di stato, e tutti i segretari e tutti gli sherpa? Roba da generare il panico veramente? E pensare che anche l'opposizione era d'accordo quando Berlusconi fece la proposta. E sono di quegli abbagli che accadono, per carità, ma abbagli rimangono.

È mai possibile che per un summit serio si possa scegliere un luogo dove a un certo punto ti si rovescia l'acqua sul vestito e cominciano a piegarsi le pareti e rischi che ti cade in testa un lampadario?

L'epicentro di ieri era a un chilometro, dicasi un chilometro, dalla caserma di Coppito. Un chilometro è come starci sopra. È accaduto ieri, certo, poteva accadere mercoledì, potrebbe accadere giovedì prossimo o sabato. E non si sa neppure come. Abbiamo passato un mese ad ascoltare tutti i più grandi esperti di geofisica che spiegavano: i terremoti non si possono prevedere. Abbiamo imparato, noi ignari, il termine "sciame sismico". Lo sciame continua, la gente si spaventa e va in strada, e un 4,1 di scala Richter è una cosa da far impallidire chiunque, anche un presidente degli Stati Uniti. Abbiamo lavorato sulla sicurezza e sicuramente in quei giorni L'Aquila sarà blindata, e tutto funzionerà a dovere, compresi gli aerei spia Predator, che sono telecomandati. Peccato che dal centro della terra non arrivano buone notizie, a quanto pare.

Certo, la caserma sarà totalmente antisismica, ma non è piacevole lo stesso. Poi che facciamo dopo, ci scherziamo su? Facciamo una battutona, genere: abbiamo dato uno scossone al G8? Ma per favore...

5 luglio 2009

"Va trattato. Non sta bene..."


Berlusconi e il disturbo vincente.
Intervista allo psichiatra Luigi Cancrini

di Stefano Corradino

“La democrazia - affermava Winston Churchill - funziona quando a decidere sono in due e uno è malato". Il problema è che in Italia chi governa è malato ma decide da solo... L’esistenza di una vera e propria patologia la rileva ad Articolo21 Luigi Cancrini, celebre psichiatra e fondatore negli anni Settanta di una fra le più importanti scuole di psicoterapia del nostro Paese parla del nostro premier anche all’indomani delle sue dichiarazioni sulla tragedia di Viareggio. Per Cancrini “Silvio Berlusconi è un personaggio dall’egocentrismo smisurato. Finché ciò lo ha riguardato come imprenditore è andata bene. Il problema nasce con l'acquisizione del potere politico. E quando un normale narcisismo viene fortemente alimentato e si coniuga con il troppo potere il risultato è una patologia, un vero e proprio disturbo della personalità. Conosco questo tipo di patologie, ho dedicato un capitolo di un mio libro a Hitler e Stalin...”
"Adesso vado a Viareggio e prendo in mano io la situazione". Questo ha detto Berlusconi commentando la tragedia del treno esploso. Sempre lui. "Io" al centro di tutto... Lui ha un’immagine di sé grandiosa, direi inutilmente e dannosamente grandiosa come succede spesso a chi, intorno, ha persone che gli dicono solo "sì"...

Intende dire che il consenso popolare amplifica l'autostima?
Non solo. E' un meccanismo interessante da studiare e che hanno vissuto i dittatori storici. Una studiosa americana ha scritto una biografia interessante su Beria (capo della polizia segreta sotto Stalin, ndr) in cui lei dimostrava bene come lui avesse acquisito un potere straordinario su Stalin proprio perché alimentava continuamente la sua paranoia.
Intorno ad una persona che si crede sempre più grande ed importante di quello che è, c'è sempre qualcuno che lo alimenta E' così che la persona perde il contatto con la realtà. Un contatto che normalmente è assicurato dal fatto che riceviamo un flusso di informazioni positive o negative su di noi e, continuamente, correggiamo il tiro. Nel caso di Berlusconi piuttosto che modificare il proprio percorso lui si vuole circondare solo di persone che lo esaltano e ogni critica viene da lui trasformata in attacco o complotto.

Lei è uno psichiatria di fama. C'è un modo per definire questo comportamento da un punto di vista "clinico"?
Sì, è disturbo della personalità. Silvio Berlusconi è un uomo dall'egocentrismo smisurato. Finché ciò lo ha riguardato come imprenditore è andata bene. Il problema nasce con l'acquisizione del potere politico. E qui, il troppo potere e un narcisismo normale fortemente alimentato si trasformano in un fattore patologico, un vero e proprio disturbo narcisistico della personalità".
Se è un disturbo andrebbe curatoNon si farà mai curare

Non sono un esperto di psichiatria ma mi domando: un disturbo patologico come quello da lei tracciato, oltre al rischio di essere autolesivo può produrre anche danni anche alla collettività?
Tempo fa ho scritto un libro "Oceano borderline" nel quale studiavo molti disturbi della personalità. E ho dedicato un capitolo ai "disturbi vincenti" la cui patologia si esprime in un successo spropositato. Ho studiato le biografie di Hitler e Stalin che hanno curiosamente in comune un'infanzia con un padre alcoolista, violenze e maltrattamenti e che poi si riscattano in un grande delirio. Disturbi vincenti sono anche quelli dei capi mafia, persone molto intelligenti che ritengono di stare svolgendo un compito importante. Il Padrino ad esempio. Forse Berlusconi, per fortuna, non ha ancora questi tratti così "grandiosi" ma il rischio della progressiva perdita del contatto con la realtà può essere fortemente dannoso per gli altri.
Pericoloso anche per se stesso immagino…Non necessariamente. Se pensiamo alla questione delle feste e delle squillo lui è rimasto assolutamente imperturbabile alle critiche. Proprio perchè lui è convinto di poter fare qualsiasi cosa in modo indisturbato e le persone che ha intorno lo assecondano.

Questa patologia del premier a suo avviso si può aggravare?
Sicuramente. E la condizione indispensabile perché un disturbo della personalità non si espanda è legata inevitabilmente alla presenza dei contrappesi rappresentati dalla magistratura (la legalità) e dalla informazione (libertà di stampa). Studiando Hitler ad esempio è facile ricordare che la sua prima azione fu contro i magistrati. La stessa cosa vale per Mussolini. L'equilibrio dei poteri è in questo contesto indispensabile. Se una democrazia è sufficientemente forte questo disegno non riesce e a un certo punto la persona cade. Se invece cadono i contrappesi si va verso un disastro. La dittatura. Con le folle a seguire il personaggio carismatico di turno. Quindi la difesa della normalità di Berlusconi sta nella tenuta della democrazia.

In questo contesto che ruolo ha la tv?
Il possesso di un impero televisivo amplifica il potere e il rischio di condizionamento dell'opinione pubblicaOvviamente sì, ma la tv essendo un mezzo così diffuso e capillare contiene in qualche modo, al suo interno, anche gli "antivirus".

Lei lo sa, che dopo questa intervista, oltre ai magistrati e ai giornalisti anche gli psichiatri potrebbero essere apostrofati come comunisti?
Confermerebbe le mie tesi, e darebbe più credibilità alla categoria

26 giugno 2009

Il Cavaliere nel suo labirinto


Le dieci nuove domande a Berlusconi

Le mancate risposte di Silvio Berlusconi: dalle veline a Noemi Letizia, fino alle accuse di Patrizia D'Addario
di GIUSEPPE D'AVANZO

La sera del 26 aprile Silvio Berlusconi festeggiava Noemi a Casoria. È giunto il tempo, due mesi dopo, di tirare le somme. Bisogna annotare con cura le bugie ascoltate; interrogarsi sulle ragioni dei troppi silenzi; afferrare il filo rosso che da una storia (le «veline») ci ha condotto in un’altra (Noemi) e in un’altra ancora (le prostitute a Palazzo Grazioli) fino alla soglia di una quarta (le feste del presidente).

Giorno dopo giorno, si è definita sempre meglio la «licenziosità» del capo del governo, «la scelta sciagurata degli amici di bisboccia, la sciatteria in certe relazioni e soprattutto la caratterizzazione ostentatoria di tutti i suoi comportamenti privati» (Giuliano Ferrara, Panorama, 26 giugno). Quel filo si riannoda intorno a un «grandioso sé», lascia nudo un potere e un abuso di potere che si immagina senza contrappesi e irresponsabile.

Da due mesi, Berlusconi parla senza dire. Ci scherza su alquanto imbarazzato e come ossessivo, ma tace l’essenziale. Il tempo non è passato invano, però. Le dieci domande che Repubblica ha ritenuto di rivolgergli il 14 maggio hanno trovato più di una risposta, nonostante il loquace mutismo del presidente del consiglio. A volte, anche i silenzi sanno parlare. C’è oggi materia viva per eliminare qualche interrogativo e proporne altri, nuovi e dunque necessari e urgenti.

«Chi è incaricato di una funzione pubblica deve chiarire», dice Silvio Berlusconi (Porta a Porta, 5 maggio). All’alba di questa storia, il premier sembra sapere che il significato etico e politico di accountability presuppone trasparenza; impegno a dichiararsi; rendiconto di quel che si è fatto e si fa; assunzione di responsabilità; censurabilità delle condotte riprovevoli – anche private – perché è chiaro a tutti che non ci può essere una radicale contrapposizione «tra il modo in cui un uomo di potere tratta coloro che gli sono vicini (la sua morale) e il modo in cui governa i cittadini e risponde a loro (la sua politica)»(Carlo Galli, Repubblica, 22 giugno).

Berlusconi, in apparenza, è animato da buone intenzioni, dunque. Deve, presto e in fretta, liberarsi di tre grattacapi che gli vengono dalla famiglia (con le accuse di Veronica Lario), dalla sua area politica (con i rilievi critici di farefuturo). Gli rimproverano di voler candidare alle elezioni per il parlamento di Strasburgo “veline”, giovani o giovanissime donne che egli ha già promosso nello spettacolo e gli tengono compagnia con assiduità nel tempo libero, a Villa Certosa, a Palazzo Grazioli. Gli si contesta la frequentazione di minorenni e un’ossessione per il sesso che pregiudica il suo equilibrio (Veronica Lario, Repubblica, 3 maggio). Gli si chiede dei rapporti con la minorenne di Napoli di cui ha voluto festeggiare il 18° anno (Repubblica, 28 aprile).

Berlusconi è tentato dal rovesciare il tavolo, come gli è abituale. Parla di “complotto”. Di fronte all’evidenza che il fuoco è “amico”, lascia perdere e appronta una difesa che vuole essere conclusiva. Concede due interviste ufficiali (Corriere, Stampa, 4 maggio, 4 maggio). Chiacchiera ufficiosamente e in libertà (ancora Corriere e Stampa, nei giorni successivi al 4 maggio). Si confessa alla tv pubblica francese durante il tg delle 20 (France 2, 6 maggio). Rifiuta – è vero – un’intervista a Repubblica (13 maggio), ma promette di «spiegare tutto» (Cnn International, 25 maggio).

Berlusconi è categorico, quasi minuzioso nella ricostruzione delle sue mosse. «Non avevamo messo in lista nessuna velina» (Corriere, 4 maggio). «Io frequenterei delle diciassettenni? E’ una cosa che non posso sopportare. Io sono amico del padre [di Noemi], punto e basta. Lo giuro!» (Stampa, 4 maggio). «Sono andato a Napoli per discutere di candidature con il padre di Noemi» (Porta a Porta, 5 maggio), con cui «ho un’antica amicizia di natura politica», peraltro «Noemi, la figlia dei miei amici, l’ho vista tre, quattro volte, sempre accompagnata dai genitori» (France 2, 6 maggio).

Le affermazioni del capo del governo non reggono alla verifica dei fatti.

Repubblica scopre (21 maggio) che il 19 novembre 2008, a Villa Madama, la minorenne Noemi siede al tavolo presidenziale, in occasione della cena offerta dal governo alle griffe del made in Italy, raccolte nella Fondazione Altagamma. La ragazza è sola, non accompagnata da alcun familiare, accanto al presidente del consiglio e a Leonardo Ferragamo, Santo Versace, Paolo Zegna, Laudomia Pucci. Sola e minorenne – e non accompagnata dai suoi genitori ma da un’amica minorenne (Roberta O.) – Noemi è anche a Villa Certosa, a ridosso del Capodanno, tra il 26/27 dicembre 2008 e il 4/5 gennaio 2009. Lo rivela a Repubblica (24 maggio) Gino Flaminio, un operaio di 22 anni legato sentimentalmente a Noemi dal 28 agosto 2007 al 10 gennaio 2009.

Gino, in contrasto con le dichiarazioni del Cavaliere, svela anche quando Berlusconi si mette in contatto con la minorenne Noemi. Che sia la prima volta glielo racconta lei stessa. Accade nell’autunno del 2008 (ultimi giorni di ottobre, primi di novembre). Soltanto otto mesi fa. Berlusconi telefona direttamente alla ragazza alle prese con i compiti di scuola. Nessuna segreteria. Nessun centralino. Nessun legame con la famiglia della ragazza. Berlusconi (che ha davanti una collezione di foto di Noemi) le dice parole di ammirazione per la sua «purezza», per il suo «volto angelico». Dopo quel primo contatto, ne seguono altri (Gino ascolta la voce del premier in tre o quattro telefonate) fino all’invito a trascorrere dieci giorni – senza i genitori – a Punta Lada.

Le rivelazioni raccolte da Repubblica costringono il premier a correggere precipitosamente il tiro. Non può negare la presenza di Noemi a Villa Madama. Ammette che la minorenne, anzi le due minorenni hanno festeggiato il Capodanno con lui, non accompagnate dai familiari. Non può confessare però che – uomo di 73 anni, con impegnative responsabilità pubbliche – trascorre il pomeriggio a telefonare a minorenni che conosce soltanto attraverso book fotografici fornitigli dagli uomini di Mediaset (nel caso di Noemi è Emilio Fede, dice Flaminio). Appresta allora una nuova favoletta per spiegare come, quando e perché ha conosciuto il padre di Noemi, Elio Letizia, e cancellare l’imbarazzante ma decisivo ricordo di Gino.

E’ la quarta versione che, nel corso del tempo, ci viene proposta. Ricordiamo le precedenti.

1. «Era l’autista di Bettino Craxi» (Ansa, 29 aprile, l’agenzia di stampa rimuoverà poi la pagina dall’archivio in rete);

2. «Elio è un mio amico da tanti anni, con lui ho discusso delle candidature europee« (Porta a Porta, 5 maggio);

3. «Conosco i genitori, punto e basta» (France 2, 6 maggio).

Anche la quarta ricostruzione di quell’amicizia viene cucinata in malo modo.

Berlusconi scarica su Elio Letizia l’onere del racconto. Elio Letizia liquida per intero lo sfondo politico dell’amicizia. Non azzarda a dire che è stato un militante socialista né conferma di aver discusso con il presidente del consiglio chi dovesse essere eletto a Strasburgo. Dice Letizia che la «vera conoscenza [con Silvio] ci fu nel 2001». Elio sa – racconta – che a Berlusconi piacciono «libri e cartoline antiche» e nelle sale dell’hotel Vesuvio di Napoli (maggio 2001) gli propone di regalargliene qualche esemplare. Nasce così un legame che diventa un’affettuosa amicizia quando Anna e Elio Letizia sono colpiti dalla sventura di perdere il figlio Yuri in un incidente stradale. Berlusconi si fa vivo con una «lettera accorata e toccante». Letizia decide di presentare la sua famiglia al presidente del consiglio nel «dicembre del 2001»: «A metà dicembre io e mia moglie andammo a Roma per acquisti e, passando per il centro storico, pensai che fosse la volta buona per presentare a Berlusconi mia moglie e mia figlia» (il Mattino, 25 maggio). Dunque: il capo del governo «per la prima volta vide Anna e Noemi» nel dicembre del 2001 non in pubblico ma nella residenza privata del premier, a palazzo Grazioli, o a Palazzo Chigi. Noemi ha soltanto dieci anni.

Il ricordo di Elio Letizia non coincide con quello di Silvio Berlusconi. Nello stesso giorno, la memoria del capo del governo disegna un’altra scena decisamente differente da quella che ha in mente Elio Letizia. Quando Berlusconi ha incontrato per la prima volta Noemi? «La prima volta che ho visto questa ragazza è stato a una sfilata», risponde il premier (Corriere, 25 maggio). Quindi, in un luogo pubblico e non nei suoi appartamenti pubblici o privati. Non nel 2001, come dice Elio, ma più avanti nel tempo perché Noemi avrebbe avuto l’età adatta per «sfilare» (quattordici, quindici, sedici anni, 2005, 2006, 2007).

Le «bugie bianche» di Berlusconi (il Foglio, 25 maggio) non possono nascondere qualche sconcertante punto fermo. È vero, il capo del governo «frequenta minorenni», come ha detto Veronica Lario e dimostrato Repubblica. Il presidente del consiglio non riesce con qualche attendibilità a dire come ha conosciuto i Letizia cosicché le parole di Gino Flaminio acquistano più credibilità e maggiore verosimiglianza.

Il quadro compromesso e degradato dell’accountability del capo del governo è confermato addirittura dal racconto di Noemi, mai smentito (e oggi è troppo tardi per farlo).

«[Berlusconi, “papi”] mi ha allevata (…) Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo a Roma, a Milano. Resto ad ascoltarlo. Ed è questo che desidera da me. Poi, cantiamo assieme. (…) [Da grande vorrò fare] la showgirl. Mi interessa anche la politica. Sono pronta a cogliere qualunque opportunità. (…) Preferisco candidarmi alla Camera, al parlamento. Ci penserà papi Silvio» (Corriere del Mezzogiorno, 28 aprile).

Noemi conferma non solo l’abitudine di Berlusconi a frequentare minorenni, ma rafforza anche l’altra questione decisiva di questa storia: la pretesa di «far uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica non hanno nulla a che fare». Manovra che denota «l’impoverimento della qualità democratica di un Paese» (FFWebMagazine, periodico della fondazione Farefuturo). Come – per fare solo tre nomi – Angela Sozio (Grande Fratello), Chiara Sgarbossa (miss Veneto), Cristina Ravot (cantante ammiratissima da Berlusconi che la voleva imporre al festival di Sanremo prima che al parlamento di Strasburgo), Noemi ritiene di poter ottenere da Berlusconi l’opportunità di fare spettacolo o, in alternativa, di essere eletta in parlamento. Televisione o seggio in parlamento, uguali sono. Le aspettative di Noemi, sollecitate dalle promesse di Berlusconi, sono in linea con le riflessioni critiche della signora Lario («Ciarpame senza pudore»). È documentata, allora, anche la seconda accusa che colpiva il capo del governo: per lui il corpo delle donne è «un gingillo» utile per «proiettare una (falsa) immagine di freschezza e rinnovamento» politico. S’invera lo «scarso rispetto per le istituzioni e per la sovranità popolare» del leader del Popolo della Libertà (Fondazione farefuturo).

Di fronte a due punti fermi (è vero, frequenta minorenni; è vero, candida nelle assemblee elettive i «bei corpi» che gli sono stati vicini), incalzato da domande a cui non può rispondere, Berlusconi si corregge di nuovo per tirarsi fuori da una catastrofe politica e comunicativa, domestica e internazionale. A Palazzo Chigi, dunque in un luogo che più ufficiale non si può, dice: «Non ho detto niente» (Ansa e Agi, 28 maggio). Pretende che gli si creda. Lo abbiamo sentito dire, spiegare, ricordare in pubblico, in voce e in video – e sempre mentire. Ora, con quattro parole («Non ho detto niente»), intende resettare la storia così come egli stesso ce l’ha raccontata. Esige che il potere delle sue parole sia, per noi, indiscusso. Comanda di dimenticare ciò che ricordiamo e ci impone di credere vero ciò che egli dice vero (e noi sappiamo bugiardo). «Non ho detto niente» dovrebbe ripulire dalla lavagna le sue menzogne. Gli interessa ora andare al sodo per salvare la faccia e – forse – un destino politico che vede compromesso (compromessa appare la sua ascesa al Quirinale). Vuole rispondere soltanto a una domanda: ha avuto «rapporti piccanti» con Noemi? Se la pone da solo. Risponde: «Assolutamente no, ho giurato sulla testa dei miei figli e sono consapevole che se fossi uno spergiuro mi dovrei dimettere, un minuto dopo averlo detto» (Radiocor, 28 maggio). Non chiarisce che cosa siano i «rapporti piccanti», per il lessico e la fantasia erotica di uomo come lui.

Sesso e politica. Politica e sesso. “Privato” che si fa “pubblico”. “Pubblico” che deve subire gli abusi di potere di un privato. Di questo impasto ci parlano le pratiche del Cavaliere che rinviano con immediatezza al suo dispositivo di governo, e quindi alla cosa pubblica e non soltanto ai comportamenti privati di un uomo. Lo “scandalo” dell’affare è in queste relazioni scorrette compensate da promesse di incarichi pubblici, è nelle accertate menzogne che screditano chi governa e il Paese che da lui è governato. Di questo dovrebbe rispondere il premier in pubblico se davvero avesse compreso che accountability è l’esatto contrario di arbitrio e menzogna.

Il capo del governo vive un clima psichico alterato. È la terza accusa della moglie: «[Silvio] non sta bene» (Repubblica, 3 maggio). La patologica sexual addiction di Berlusconi si sfoga in festicciole viziose. Anima “spettacolini” affollati da venti, trenta, quaranta ragazze: “farfalline” coccolate mentre il “sultano” indossa un accappatoio di un bianco accecante; “tartarughine” travestite da Babbo Natale; “bamboline” che mimano, in villa e tra i fiori, il matrimonio con «papi» (Repubblica, 12 giugno). Frequente la presenza di “squillo”, “escort”, “ragazze immagine” abituate a incontrare sceicchi sulle rive del Golfo Persico.

La scena, accennata esplicitamente da Veronica Lario, ancora sfumata nei contorni con Noemi, si definisce con nitore quando prende la parola Patrizia D’Addario, “escort di lusso”, un modo per dire prostituta di caro prezzo. Il palcoscenico, anche acusticamente esplorato, è illuminato a giorno, ora. Si possono vedere con chiarezza i gesti, sentire le parole, ascoltare le voci anche nelle stanze più intime e protette (il bagno, la camera da letto) del palazzo presidenziale. Il linguaggio si fa esplicito, crudo. Come, senza sottintesi, sono le condotte, le logiche, gli esiti.

Patrizia è ingaggiata (2000 euro) da un amico del Cavaliere che ingrassa i suoi affari e la sua influenza pagando “squillo” da accompagnare alle feste del presidente a Roma, in Sardegna.

Patrizia varca, per la prima volta, la soglia di Palazzo Grazioli il 15 ottobre 2008. Patrizia, «una volta entrata in una stanza affrescata all’interno della residenza del presidente del Consiglio, si trova davanti venti ragazze e il suo primo pensiero è: ‘Ma questo è un harem!’». (Sunday Times, 21 giugno).

Patrizia osserva, curiosa: «Mentre la gran parte di noi, come ci era stato detto, indossava abiti neri corti e trucco leggero, due ragazze che stavano sempre vicine, avevano pantaloni lunghi (...) Erano due escort lesbiche che lavorano sempre in coppia» (Repubblica, 25 giugno).

Patrizia, quella sera, non resta a Palazzo. Ci ritornerà, il 4 novembre. «Sono tornata dopo un paio di settimane, esattamente la sera dell’elezione di Barack Obama» (Corriere, 17 giugno).

Patrizia registra quel che sente. Fotografa – appena può – quel che vede. Lo fa sempre, con tutti, da sempre. Questa volta, la seconda volta da Berlusconi, Patrizia rimane a Palazzo per una notte di sesso con il capo del governo. Il Cavaliere – dopo cena, visione dei film che lo mostrano accanto ai potenti della Terra, le solite canzoni e la ola – chiede alla donna di aspettarlo nel «letto grande» (Repubblica, 20 giugno).

«Berlusconi mi ha telefonato la sera stessa, appena sono arrivata a Bari. E qualche giorno dopo Gianpaolo mi ha invitata a tornare. Ma io ho rifiutato (…) Gianpaolo ha voluto il mio curriculum perché mi disse che volevano candidarmi alle Europee (…) Quando sono cominciate le polemiche sulle veline, il segretario di Gianpaolo mi ha chiamata per dirmi che non era più possibile (…) [mi è stata allora] proposta la lista “La Puglia prima di tutto” [per il rinnovo del consiglio comunale]. Io ho accettato subito» (Corriere, 17 giugno).

I ricordi di Patrizia sono confermati dalle due «ragazze-immagine» (qualsiasi cosa significhi l’eufemismo) che sono con lei: Lucia Rossini (Repubblica, 21 giugno) e Barbara Montereale. Che dice: «Sapevano tutti a quella cena che lei [Patrizia] era una escort. Presumo anche il presidente». (Repubblica, 20 giugno). Le due ragazze ridono, scherzano, si fotografano allegre nella toilette del presidente del consiglio, come padrone del campo.

Le parole, le testimonianze incrociate, le immagini, i documenti fonici non possono più confondere quel che abbiamo sotto gli occhi. Quel che la signora Lario chiama “malattia”, l’effetto distruttivo di un narcisismo sgomento dinanzi alla vecchiaia, un’autostima che esige sempre, a ogni occasione l’ammirazione riservata alla giovinezza, alla celebrità, al fascino rendono vulnerabile e gravemente indifeso il capo del governo e l’autorevolezza del suo ufficio. C’è un fondo di onnipotenza nei suoi comportamenti, come se ogni azione gli fosse consentita. È circondato da prosseneti che lucrano vantaggi personali cercandogli in angoli d’Italia ragazze sempre nuove, sempre più giovani, sempre più rapaci e spregiudicate, spesso sostenute nella loro cinica ambizione dalle famiglie, da mammà e papà. Vogliono un successo dove che sia, in tivvù o nella politica. Il premier può concederglielo con una telefonata, se vuole. Gli danno pressione. Lo pretendono. E’ il quadro che ha già proposto Veronica Lario. «Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile» (Repubblica, 3 maggio).

La difesa di Berlusconi, di fronte a questa rappresentazione di se stesso e della fenomenologia del suo potere, è violenta fino alla spietatezza contro i testimoni della sua vita; è prepotente contro l’informazione che non sceglie la taciturnità imposta al servizio pubblico radiotelevisivo e accettata - con l’eccezione del Tg3 - di buon grado. E tuttavia, quando affronta le circostanze che sono emerse, quella manovra è maldestra.

Niccolò Ghedini, avvocato del Cavaliere, nell’ansia di sfuggire al reato ora che una prostituta parla di tariffe, trattative e pagamenti, ammicca complice agli italiani che si sentono “puttanieri” irredimibili, anche se spesso soltanto fantasiosi, nella convinzione che quel peccato possa essere presto perdonato urbi et orbi. Il lemma che adopera (gli appare il più onesto e concreto) peggiora il clima e deteriora ancor più l’immagine del premier. «Ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza [Patrizia], e vere non sono, il premier sarebbe, secondo la ricostruzione, l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile». (Affari italiani, 17 giugno).

Come se l’affare fosse legale e non politico. L’errore dell’avvocato convince Berlusconi a muovere in prima persona. Lo fa secondo le sue prassi consolidate. Dai fogli patinati di un settimanale di famiglia, nega quel che è accaduto. «Non c’è nulla nella mia vita privata di cui io mi debba scusare (…) Non ho [di Patrizia] alcun ricordo. Ne ignoravo il nome e non ne avevo in mente il viso. Non mi ero reso conto [che fosse una prostituta]» (Chi, 24 giugno). Tace che ancora il 27 gennaio, il suo amico di Bari chiama Patrizia per dirle (la telefonata è registrata): «[Il presidente] ti vuole vedere la prossima settimana a Roma» (Corriere, 21 giugno). Vedere lei, proprio lei: Patrizia, con quella faccia che ora non ricorda, con quel nome che ha dimenticato, forse ripensando soltanto al suo corpo.

Questa volta - direttamente e non attraverso i suoi giornali e attaché (lo ha fatto per Gino Flaminio) - scatena l’ordinaria menzogna distruttiva contro Patrizia D’Addario: «[Le è stato] dato un mandato molto preciso e benissimo retribuito» (Chi, 24 giugno). Dovrebbe offrire un riscontro anche labile della sua accusa anche perché ha avuto il tempo e ha le risorse per raccoglierlo. Non lo fa. Dovrebbe comprendere che la denunzia, anche se inventata, conferma la sua vulnerabilità. La mostra, la dimostra. Se c’è un ricattatore dietro le parole di Patrizia D’Addario, la responsabilità è soltanto di chi dissennatamente le ha aperto le porte di casa. Dice: «Può capitare di sbagliare ospiti» (Ansa, 25 giugno), ma il punto è proprio questo: quanti sono gli “ospiti sbagliati” che si sono seduti alla sua tavola? E che intenzioni hanno?

Il fatto è che il Cavaliere si tiene lontano da fatti che, per la loro solidità, possono fulminarlo. Preferisce scavare nella differenza tra sé e gli altri, tutti gli altri che soltanto ricordano quel che ha detto e giurato o le menzogne che ha sottoscritto con la sua faccia, i suoi discorsi. Non pare curarsene. Dice: «Io sono fatto così. E gli italiani così mi vogliono. Ho il 61 per cento. Io sono buono, generoso, leale, (attenzione) sincero, mantengo le promesse, sono un mattatore, un intrattenitore» (Ansa, 25 giugno).

Soltanto un malvagio può non amarlo. In fondo, la politica è questo per il capo del governo: la legittimità del suo potere lo autorizza - crede - a creare un’ostilità interna, un conflitto permanente tra chi è con lui e chi, perché lontano da lui o critico, deve essere considerato “estraneo”, “nemico”, ”eversore”. È «odio e invidia» (Ansa, 24 giugno) chiedergli conto delle sue condotte pubbliche, del suo stato di salute, di una vita spericolata, delle contraddizioni radicali del suo agire: ha prostitute nel suo letto, ma legifera per punire chi frequenta le prostitute; invoca per sé la privacy ma vuole scrivere le norme della nostra privacy, dalla procreazione al “fine vita”.

È un «progetto eversivo» contro il suo governo e contro il Paese chiedergli di essere trasparente. «Le calunnie contro di me, le veline, le minorenni, Mills (è un testimone che ha corrotto salvandosi da una condanna), i voli di Stato (che utilizza per trasferire amiche, musici, ballerine) , hanno costituito una campagna di scandalo molto negativa all'estero per il nostro paese e credo sia un comportamento colpevole da chi l'ha pensato e organizzato, [credo che sia] un progetto eversivo perché la finalità è quella di costringere a far decadere un presidente del consiglio eletto dagli italiani (...). Se questa non è eversione, ditemi voi cos’è». (Adnkronos, 13 giugno).

La sola soluzione che intravede alla crisi che lo affligge è la riduzione al silenzio o la rovina economica della stampa che non racconta come vere le sue fiabe. «Bisognerebbe non avere dei media che tutti i giorni cantano la canzone del catastrofismo e credo che anche voi [imprenditori] dovreste operare di più in questa direzione. Per esempio: non date pubblicità a chi si comporta così» (Asca, 13 giugno).

Il rosario di incoerenze, menzogne, abusi di potere di Silvio Berlusconi sollecita a rinnovargli alcune domande che possono essere conclusive:

1. Quando, signor presidente, ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia? Quante volte ha avuto modo d’incontrarla e dove? Ha frequentato e frequenta altre minorenni?

2. Qual è la ragione che l’ha costretta a non dire la verità per due mesi fornendo quattro versioni diverse per la conoscenza di Noemi prima di fare due tardive ammissioni?

3. Non trova grave, per la democrazia italiana e per la sua leadership, che lei abbia ricompensato con candidature e promesse di responsabilità politiche le ragazze che la chiamano «papi»?

4. Lei si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4 novembre 2008 e sono decine le “squillo” che, secondo le indagini della magistratura, sono state condotte nelle sue residenze. Sapeva che fossero prostitute? Se non lo sapeva, è in grado di assicurare che quegli incontri non l’abbiano resa vulnerabile, cioè ricattabile – come le registrazioni di Patrizia D’Addario e le foto di Barbara Montereale dimostrano?

5. È capitato che “voli di Stato”, senza la sua presenza a bordo, abbiano condotto nelle sue residenze le ospiti delle sue festicciole?

6. Può dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiamo compromesso gli affari di Stato? Può rassicurare il Paese e i nostri alleati che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano armi di ricatto che ridimensionano la sua autonomia politica, interna e internazionale?

7. Le sue condotte sono in contraddizione con le sue politiche: lei oggi potrebbe ancora partecipare al Family Day o firmare una legge che punisce il cliente di una prostituta?

8. Lei ritiene di potersi ancora candidare alla presidenza della Repubblica? E, se lo esclude, ritiene che una persona che l’opinione comune considera inadatta al Quirinale, possa adempiere alla funzione di presidente del consiglio?

9. Lei ha parlato di un «progetto eversivo» che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?

10. Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute?

22 giugno 2009

L'isolamento dello stregone


Il mago è sempre più patetico
di GIUSEPPE D'AVANZO
Il battibecco in diretta tv tra il capo del governo e l'avvocato Ghedini ("Come puoi pensare, Niccolò, che ti ho dato del "pazzo", ora sono io che mi offendo...") chiude una lunga stagione e ne annuncia una nuova, più incerta, dove nella sorridente e amabile stregoneria mediatica di Berlusconi affiorano disgregazioni e svuotamenti di cui nessuno, per il momento, può immaginare gli esiti. La politica di Arcore finora è stata soprattutto arma psicologica, sapientissimo governo di una macchina del consenso capace di distribuire gesti, parole, discorsi. Inoculare passioni e fobie attraverso format semplificati: "l'uomo del fare", "i comunisti". Ispirare finte idee: "Saremo tutti felici". Fabbricare una scena di cartone: "I successi del governo che non lascia nessuno indietro". Indurre decisioni e, naturalmente, una propensione al voto. Berlusconi aveva (e ha) il controllo pieno di un efficiente arsenale per affatturarsi il mondo e la realtà. Televisioni pubbliche e private; influenza diretta o indiretta su quotidiani e settimanali; dominio pieno dell'industria dell'intrattenimento che crea miti, stili di vita, desiderio, incantesimi. Indifferente a ogni self-restraint, Berlusconi ha usato quel ferro semiotico senza parsimonia e con calcoli freddi. Là dove c'era il "pieno" del potere (e la sua responsabilità, i suoi doveri, anche la sua sofferenza) è nato un "vuoto" dove tutto - ogni magia, ogni promessa, ogni favola - poteva felicemente trovar posto per durare un solo giorno perché il "pubblico" è "educato" a dar fede soltanto a "credenze" che possono essere cancellate o sostituite il giorno successivo ("Tutti gli aquilani avranno le loro case in autunno").

Le tecniche di questa nuova "civilizzazione", che ha reso indifferente sulla scena politica e nel discorso pubblico la domanda "che cosa accade davvero?", è stata manifesta nel corso del tempo. Il signore tecnocratico-populista scriveva l'agenda dell'attenzione pubblica. I media ubbidienti o gregari (la maggior parte) ne riproducevano l'eco. Discorsi precostituiti pronti all'uso ne assicuravano una "coda lunga". Infine, maschere salmodianti (in assetto variabile, Gasparri, Quagliariello, Bocchino, Cicchitto, Bonaiuti) li recitavano come filastrocche all'ora del tiggì. Bene, la diavoleria non funziona più. Da due mesi Berlusconi è inchiodato su un'agenda che non ha scritto lui, che lo ha sorpreso e ancora lo stupisce. È costretto a inseguire una "realtà" (le feste di compleanno in periferia, le vacanze con le minorenni, l'ossessione per il sesso, le notti a pagamento) che non riesce a cancellare dalla pubblica attenzione.

Più il premier si rifiuta di rispondere a legittime domande e all'opinione pubblica per liberarsi delle ombre e delle contraddizioni che oscurano i suoi comportamenti privati, tanto più è chiaro - ora, anche a chi l'ha a lungo negato - che la questione è politica, e il capo di un governo non se ne può sottrarre. I caudatari, nella corvée televisiva della sera, sono come intrappolati in un'alternativa del diavolo, in un gioco a perdere. La litania preconfezionata prevede di distruggere con parole arroventate la "realtà", di ridurla a questione privata e dunque protetta allo sguardo di chicchessia. Ma quanto più i corifei demoliscono tanto più le loro parole provocano imbarazzo anche nella loro area di consenso e spargono la convinzione che, se il presidente del consiglio tace, la ragione è nell'impossibilità di essere trasparente, di dire qualcosa senza correre il rischio di danneggiare se stesso. Peggio accade quando la controffensiva si fa gaglioffa. Come d'abitudine l'informazione al servizio del premier calpesta tutti coloro che sono in grado di dire una parola di verità. Così la signora, ospite a pagamento del premier nel "letto grande" di Palazzo Grazioli, diventa nei resoconti una pazza, una squilibrata, per di più puttana.

Disegnata così la scena, crescono e non diminuiscono dubbi, domande, sconcerto. Ci si chiede quanto irresponsabile sia chi permette a un personaggio così avventuroso di entrare nella sua camera da letto, armato di videocamera e registratore. Per liberare il Cavaliere dall'accusa di pagare prostitute, c'è poi chi (Feltri su Libero) si spinge a giurare sulla sua impotenza: che bisogno ha di pagare una donna se il sesso gli è impedito? Il polemista non si accorge che, per salvare il suo Cavaliere, gli infligge un'umiliazione. Come capita anche all'avvocato-consigliere che definisce il suo "principe" innocente e, se non innocente, soltanto "utilizzatore finale" di quel corpo-merce. Il vivamaria ci racconta come la stregoneria politica e mediatica si è infranta.

Chiunque ha potuto vedere, nelle immagini di Sky dal Consiglio europeo di Bruxelles, il nuovo Berlusconi. Cupo, livoroso, spogliato del suo dinamismo estroverso. Il capo del governo freneticamente si inumidisce, sulle labbra, l'indice e il medio della mano destra. Sfoglia rapido la rassegna stampa. Con la sinistra regge il telefono e alza voce. E' compulsivo. Nemmeno si accorge della telecamera. E' a un consesso internazionale e deve occuparsi degli affari di bottega, da solo e direttamente, improvvisando, privo di una exit strategy. Non ha accanto consiglieri, spin doctor, staff. Il ministro che gli siede vicino, Frattini, finge di leggere e sembra imbarazzato da quel che sente. Sente che il premier deve rabbonire finanche l'avvocato finora bravo ad ingrassare soltanto le sue difficoltà, convinto com'è che l'affare sia penale e non politico.

Sono immagini che indicano l'isolamento del presidente del consiglio, la paralisi di chi - ripetendo come un mantra salvifico "spazzatura, spazzatura" - crede di poter esorcizzare le difficoltà che lo affliggono e lo occupano in modo esclusivo a dispetto delle sue responsabilità di governo. I fotogrammi di Bruxelles possono essere la fine della magia cesaristica, possono essere la conclusione di un sogno bonapartista, evocato da Gianfranco Fini come "impotente e inefficace", come nemico e minaccia di una democrazia "più forte, più rappresentativa, più partecipata". L'Italia berlusconiana sembra abbandonare le tentazioni - da Secondo Impero - del plebiscito. Nessuno sentirà l'assenza di Louis-Napoléon.

21 giugno 2009

Papi parla ancora


Un altro fuorionda sulla figlia della Pavlova.
ROMA - Una telecamera di Sky ha catturato ieri mattina un altro fuorionda di Berlusconi a Bruxelles, con il primo ministro bulgaro Serghej Stanishev, a margine del Consiglio europeo. I due parlano di Dorina Pavlova, la donna misteriosa (una delle più ricche dell'Est Europa), che la stampa bulgara ha descritto come molto intima del Cavaliere. "La verità - dice Berlusconi, presente un imbarazzato ministro degli Esteri Frattini - è che Pavlova ha una figlia fantastica. E tu conosci il mio interesse per le minorenni".

16 giugno 2009

Un regalo per Maroni


In Italia 3 detenuti di Guantanamo
L'Italia ha accettato di ospitare 3 ex sospetti terroristi detenuti nel campo di detenzione di Guantanamo. Lo ha annunciato il presidente Barack Obama al termine dell'incontro alla Casa Bianca con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

14 giugno 2009

Essere o non essere



Il Cavaliere e il suo fantasma
di EZIO MAURO
Dunque siamo giunti al punto in cui il Presidente del Consiglio denuncia pubblicamente un vero e proprio progetto eversivo per farlo cadere e sostituirlo con "un non eletto dal popolo". Un golpe, insomma, nel cuore dell'Europa democratica, come epilogo dell'avventura berlusconiana, dopo un quindicennio di tensioni continue introdotte a forza nel discorso pubblico italiano: per tenere questo sventurato Paese nella temperatura emotiva più adatta al populismo che può dominare le istituzioni solo sfidandole, fino a evocare il martirio politico. È proprio questa l'immagine drammatica dell'Italia che l'uomo più ricco e più potente del Paese porta oggi con sé in America, all'incontro con Obama.


Solo Berlusconi sa perché dice queste cose, perché solo lui conosce la verità, che non può rivelare in pubblico, della sciagura che lo incalza. Noi osserviamo il dramma di un leader prigioniero di un clima di sconfitta anche quando vince perché da quindici anni non riesce a trasformarsi in uomo di Stato nemmeno dopo aver conquistato per tre volte il favore del Paese. Quest'uomo ha con sé il consenso, i voti, i numeri, i fedeli. Ma non ha pace, la sicurezza della leadership, la tranquillità che trasforma il potere in responsabilità. Lo insegue l'altra metà di se stesso, da cui tenta di fuggire, sentendosi ghermito dal fondo oscuro della sua stessa storia. E' una tragedia del potere teatrale e eccessiva, perché tutto è titanico in una vicenda in cui i destini personali vengono portati a coincidere col destino dell'Italia. Una tragedia di cui Berlusconi, come se lo leggesse in Shakespeare, sembra conoscere l'esito, sino al punto da evocare la sua fine davanti al Paese.

In realtà, come è evidente ad ogni italiano di buon senso, non c'è e non ci sarà nessun golpe. C'è invece un rapido disfacimento di una leadership che non ha saputo diventare cultura politica ma si è chiusa nella contemplazione del suo dominio, credendo di sostituire lo Stato con un uomo, il governo con il comando, la politica con il potere assoluto e carismatico. Oggi quel potere sente il limite della sua autosufficienza. Ciò che angoscia Berlusconi è il nuovo scetticismo istituzionale che avverte intorno a sé, il distacco internazionale, il disorientamento delle élite europee, le critiche della stampa occidentale, la freddezza delle cancellerie (esclusi Putin e Gheddafi), lo sbigottimento del suo stesso campo: dove la regolarità istituzionale di Fini risalta ogni giorno di più per contrasto.


Il Cavaliere sente di aver perso il tocco, che aveva quando trasformava ogni atto in evento, mentre lo spettacolo tragicomico dei tre giorni italo-libici dimostra al contrario che le leggi della politica non sono quelle di uno show sgangherato. Soprattutto, Berlusconi capisce che la fiaba interrotta di un'avventura sempre vittoriosa e incontaminata si è spezzata, semplicemente perché gli italiani improvvisamente lo vedono invece di guardarlo soltanto, lo giudicano e non lo ascoltano solamente. E' in atto un disvelamento. Questa è la crepa che il voto ha aperto dentro la sua vittoria, e che è abitata oggi da queste precise inquietudini. Il Cavaliere ha infatti ragione quando indica i quattro pilastri che perimetrano il campo della sua recente disgrazia: le veline, le minorenni, lo scandalo Mills e gli aerei di Stato. Giuseppe D'Avanzo, che su questi temi indaga da tempo con risultati che Berlusconi conosce benissimo, spiega oggi perché siano tutt'altro che calunnie come dice il premier.


Sono quattro casi che il Cavaliere si è costruito con le sue mani, che lo perseguitano perché non può spiegarli, che lui evoca ormai quotidianamente mentre tenta di fuggirli, e che formano insieme uno scandalo pubblico, tutt'altro che privato: perché dimostrano, l'uno insieme con l'altro, l'abuso di potere come l'opinione pubblica comprende ogni giorno di più. E' proprio questo il sentimento del pericolo che domina oggi Berlusconi. Incapace di parlare davvero al Paese, di confrontarsi con chi gli pone domande, di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti, reagisce alzando la posta per trascinare tutto - le istituzioni, lo Stato - dentro la sua personale tragedia: di cui lui solo (insieme con la moglie che di questo lo ha avvertito, pochi giorni fa) conosce il fondo e la portata. Reagisce minacciando: l'imprenditore campione del mercato invita addirittura gli industriali italiani a non fare pubblicità sui giornali "disfattisti", quelli che cioè lo criticano, perché la sua sorte coincide col Paese. Poi si corregge dicendo che voleva invitare a non dar spazio a Franceschini, come se non gli bastasse il controllo di sei canali televisivi ma avesse bisogno di un vero e proprio editto. E' qualcosa che non si è mai visto nel mondo occidentale, anche se la stampa italiana prigioniera del nuovo conformismo preferisce parlar d'altro, come se non fosse in gioco la libertà del discorso pubblico, che forma l'opinione di ogni democrazia.


In realtà Berlusconi minaccia soprattutto se stesso, rivelando questa sua instabilità, questa paura. Se sarà coerente con le sue parole, c'è da temere il peggio. Cosa viene infatti dopo la denuncia del golpe? Quale sarà il prossimo passo? E se c'è una minaccia eversiva, allora tutto è lecito: dunque come userà i servizi e gli altri apparati il Cavaliere, contro i presunti "eversori"? Come li sta già usando? Chi controlla e chi garantisce in tempi che il premier trasforma in emergenza? Attendiamo risposte. Per quanto ci riguarda, continueremo a comportarci come se fossimo in un Paese normale, dove la dialettica e anche lo scontro tra la libera stampa e il potere legittimo del Paese fanno parte del gioco democratico. Poi, ognuno giudicherà dove saprà fermarsi e dove potrà arrivare questo uso privato e già violento del potere statale da parte di un uomo che sappiamo pronto a tutto, anche a trasformare la crisi della sua leadership in una tragedia del Paese.

12 giugno 2009

Protezione totale


Criminali in parlamento
di Marco Travaglio
I piduisti amici del boss mafioso Vittorio Mangano e di altri noti criminali ce l'hanno fatta. Tra ieri e oggi, nel silenzio complice di buona parte della stampa italiana, è stata abolita la libertà di parola. D'ora in poi, salvo ripensamenti del Senato, sarà impossibile raccontare sulla base di atti giudiziari i fatti e i misfatti delle classi dirigenti. Chi lo farà rischierà di finire in prigione da 6 mesi a tre anni, di essere sospeso dall'ordine dei giornalisti e, soprattutto, dal suo giornale, visto che gli editori andranno incontro a multe salatissime, fino a un massimo di 465.000 euro.

Il plurimputato e pluriprescritto Silvio Berlusconi per raggiungere il risultato è stato costretto a ricorrere al voto di fiducia. Le nuove norme contenute nel disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche sono infatti talmente indecenti da risultare indigeste persino a un pezzo importante della sua maggioranza.

Da una parte, s'interviene sul diritto-dovere d'informare con disposizioni grossolane e illiberali stabilendo, per esempio, che le lettere di rettifica vadano pubblicate integralmente (anche dai blog) senza possibilità di replica. Insomma, se un domani Tizio scriverà a un giornale per negare di essere stato arrestato, la sua missiva dovrà finire in pagina, in ogni caso e senza commenti, pur se inviata dal carcere di San Vittore. Dall'altra, per la gioia di delinquenti di ogni risma e colore, si rendono di fatto impossibili le intercettazioni. Gli ascolti saranno infatti autorizzati, con una procedura farraginosa e lentissima, solo in presenza di «evidenti indizi di colpevolezza». Cioè quando ormai si è sicuri che l'intercettato è colpevole. E in ogni caso non potranno durare più di due mesi. Inoltre le microspie potranno essere piazzate solo nei luoghi in cui si è certi che vengano commessi dei reati: detto in altre parole, è finita l'epoca in cui le cimici nascoste nelle auto e nei salotti dei mafiosi ci raccontavano i rapporti tra Cosa Nostra e la politica.

Che Berlusconi e un parlamento formato da nominati e non da eletti dal popolo, in cui sono presenti 19 pregiudicati e una novantina tra indagati e miracolati dalla prescrizione e dall'amnistia, approvi sia pure tra qualche mal di pancia leggi del genere non sorprende. A sorprendere sono invece le reazioni (fin qui pressoché assenti) di quasi tutti i direttori dei quotidiani e dei comitati di redazione dei telegiornali (dai direttori dei tg, infatti, non ci si può aspettare più nulla). Quello che sta accadendo in parlamento dovrebbe essere la prima notizia del giorno. E invece a tenere banco è la visita di Gheddafi e le polemiche intorno alla sua figura di dittatore. Così a furia di parlare di Libia nessuno si accorge di come il vero suk sia ormai qui, a Roma, tra Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi. E di come, tra poco, nessuno potrà più raccontarlo.

9 giugno 2009

In caduta libera


Il plebiscito minoritario

di Maria Novella Oppo
Ormai anche le nottate elettorali sono diventate un genere televisivo, un reality i cui protagonisti sono sempre gli stessi. Da quanti decenni, ormai, vediamo La Russa e Gasparri imperversare commentando i risultati? Berlusconi invece no: lui arriva sempre dopo. Ha bisogno di tempo per elaborare la nuova strategia di bugie postume. In quelle preventive sosteneva che era già al 45%, proiettato oltre il 50, ma ora si scopre che, nonostante l’avanzata leghista, il suo plebiscito è minoritario. Una mostruosità lo stesso, ma, dopo tutto, bisogna sempre ricordarsi che la maggioranza assoluta degli italiani non lo ha mai votato. Nonostante trent’anni di campagna elettorale ininterrotta, con una sproporzione di forze mai vista. Nessun paese al mondo ha vissuto niente di simile. Perciò, non è provato che altri saprebbero resistere meglio di noi. La deberlusconizzazione dal basso è cominciata: l’opposizione seguirà. Almeno speriamo.

6 giugno 2009

Artista da vodevil


La solita commedia
Il discorso del presidente degli Stati Uniti Barack Obama al Cairo, ieri, era impressionante. Per forza, autorevolezza, per potenza storica, se così possiamo chiamarla. Un grande presidente che scardina i luoghi comuni, che arriva in fondo alle cose, che apre e vuole risolvere uno dei nodi politici e culturali fondamentali di questo terzo millennio. Tutto il mondo è impressionato dal discorso che ha fatto Obama. Tutto il mondo è impressionato da come la politica, quella vera, possa ancora, fino in fondo, incidere sui progetti, sui sogni delle persone comuni, e cambiare veramente le cose, anche quando sembrava che nessuno fosse più capace di questo. Anche quando si era ormai convinti che i grandi riformatori, che gli uomini con dei sogni, quelli che hanno tentato di costruire futuri migliori non fossero più di questa epoca, di questi anni, ma appartenessero a tempi lontani, dove l’ottimismo e la volontà di realizzare erano ancora qualcosa di possibile. Oggi Obama ha dimostrato che non è più così.

Poi però guardo la politica italiana, qualche riga sotto le notizie sul discorso di Obama, e rimango sconvolto. La nostra politica, i nostri sogni, la nostra progettualità è sul fatto che si possa o non si possa – in un mondo globalizzato – pubblicare le foto delle ragazze carine in piscina da Berlusconi, se sia chiaro o meno quello che dice la famiglia Letizia da Napoli, sulla figlia Noemi e l’amicizia con “papi”, se il cantante napoletano Apicella poteva essere legittimamente sull’aereo di Stato del premier che lo portava in Sardegna, se il “Times” è un giornale influenzato dai soliti comunisti italiani.

Intanto il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi viene attaccato dal presidente del Consiglio. Secondo Berlusconi, quando Draghi dice che 1,6 milioni di lavoratori non hanno alcun tipo di sostegno in caso di perdita dell’occupazione ha dei dati sbagliati. Non era mai accaduto che il capo del Governo smentisse platealmente il governatore della Banca d’Italia. Lo sconforto ci assale nel prendere coscienza che siamo un paese ridicolo, privo di importanza, preso in giro da mezzo mondo. Un paese da commedia all’italiana, che torna ai vecchi stereotipi di un tempo. E in cui sta diventando davvero insopportabile vivere.

4 giugno 2009

Vita privata? Feste private?


Altro che gossip!
di Gianni Barbacetto
«Basta con una campagna elettorale fatta sulle veline e non sui problemi della gente»: con parole quasi identiche, Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) e Pierferdinando Casini (Udc) ribadiscono lo stesso concetto, che è poi quello ripetuto in questi giorni da Silvio Berlusconi: mi attaccano per mie vicende private perché non hanno argomenti politici. Sono fatti privati. Gossip.Privati? Sono private le vicissitudini di un satrapo anziano che frequenta minorenni, organizza festini ingaggiando decine di ragazze, impiega l’aereo di Stato per portare alle feste in Sardegna il suo giullare di corte e ballerine di flamenco, usa gli agenti dei servizi segreti della sua scorta come accompagnatori di veline, pretende posti nella tv pubblica per le sue amiche, premia veline e amichette con un posto - a scelta - in televisione o in politica?

E soprattutto: è un fatto privato che il sultano menta, menta, menta ripetutamente per non far conoscere ai cittadini i suoi comportamenti “privati”?Che siano comportamenti di rilevanza politica è chiaro: è politico e non privato il criterio con cui si scelgono le candidate alle elezioni; è politico e non privato usare la tv pubblica come premio per le favorite; è politico e non privato usare per i propri comodi aerei di Stato e agenti segreti; è politico e non privato - soprattutto - mentire ripetutamente al paese. Un paese normale avrebbe già deciso: uno così non può governare l’Italia e non la può rappresentare all’estero. E i commenti dei quotidiani stranieri ci ricordano la normalità perduta. In un paese normale, a crollare sarebbero stati la sua credibilità, il sostegno della sua stessa classe politica, il consenso dei cittadini. Ma lui non ha attorno a sé una classe dirigente, bensì una corte: sa la verità, in privato magari ritiene almeno discutibili i suoi comportamenti, ma in pubblico li deve difendere, per non essere epurata. E di fronte non ha cittadini: elettori sì, e ancora tanti; sostenitori, fan. Amano il sultano che fa le smorfie alla parata e continuano ad amarlo ad ogni prova.

Processi, leggi ad personam, gaffe in Italia e all’estero, condanne dei suoi dipendenti per comportamenti suoi, menzogne: ciò che gli elettori non hanno sopportato in Craxi (le tangenti, i nani e le ballerine) piace se fatto da Berlusconi; ciò che non hanno perdonato a Mastella (il volo sull’aereo di Stato) è giustificato se fatto da Silvio. Certo: è poderosa la controffensiva mediatica per far accettare al pubblico ogni cosa, per inquinare, confondere, ribaltare, oscurare, trasformare, imbellettare… In un paese normale (vedi Times, Libération, Financial Times, Bild e via elencando), i giornalisti racconterebbero la verità, ripeterebbero all’infinito le domande sulle storie “private”, non troverebbero niente da ridere, o da ammiccare, in una vicenda che è politica e non gossip.

In Italia, invece, le contestazioni e i fischi al satrapo anziano - che ormai si ripetono a ogni sua uscita pubblica - vengono accuratamente nascosti. In Italia un giornalista di Panorama corre a portare al suo padrone le foto che non piacciono al suo padrone, perché possa sporgere denuncia e renderle impubblicabili. In Italia il direttore di quel settimanale rifiuta le immagini del padrone a Villa Certosa, proprio lui che aveva irriso un collega (Pino Belleri, direttore di Oggi) per non aver pubblicato le foto di Silvio Sircana («Io invece le ho messe in prima pagina perché faccio solo il giornalista», aveva detto allora Maurizio Belpietro).Del resto, anche una parte dell’opposizione è cieca davanti al satrapo, non coglie la portata politica dei suoi comportamenti privati, oppure addirittura invidia la capacità del sultano di stare con il popolo non cogliendo che la qualità di quello stare trasforma un popolo di cittadini in pletora di sudditi.

2 giugno 2009

Siamo ancora credibili?


Sul sito dell'organizzazione britannica per la difesa dei diritti umani e della democrazia nuovi interrogativi per il premier
Da Open Democracy altre 10 domande a Berlusconi


ROMA - Dopo Repubblica, l'organizzazione no-profit britannica Open Democracy, che promuove il rispetto dei diritti umani e della democrazia, rivolge a Silvio Berlusconi altre dieci domande. Sul sito, Geoff Andrews - accademico e cronista esperto di affari italiani, oltre che autore di un libro recente sul nostro paese, pubblicato in Gran Bretagna e tradotto anche in Italia, intitolato "Un paese anormale" - chiede al presidente del Consiglio di fare chiarezza su diversi temi.

Ecco il testo dell'articolo pubblicato in inglese sul sito di Open democracy:

Caro signor Berlusconi,

Sono passate quasi tre settimane dalla pubblicazione su Repubblica delle dieci domande riguardo la sua relazione con Noemi Letizia. Lei ha scelto di non rispondere, sostenendo che l'iniziativa del giornale era parte di una campagna organizzata dalla sinistra. Nelle settimane successive, lei ha accusato Repubblica di aver orchestrato un complotto di sinistra che si è esteso alla stampa internazionale, coinvolgendo, fra gli altri il Times e l'Economist. Nello stesso periodo, lei ha anche descritto il Parlamento italiano come "inutile" e i giudici come motivati "dall'odio" e dalla "gelosia".

Mancano solo pochi giorni alle elezioni europee, che si terranno negli Stati membri dal 4 al 7 giugno, e in Italia il 6 ed il 7 giugno. Poi l'Italia ospiterà il G8 all'Aquila dall'8 al 10 luglio. La sua risposta, ancora una volta, ha sollevato dubbi di interesse pubblico più ampio, sul suo comportamento come primo ministro italiano. Vorrei rivolgerle anch'io altre dieci domande.

1) Lei ha rivolto molte critiche al ruolo della stampa in questo caso, nonostante il fatto che Il Giornale (quotidiano di proprietà della sua famiglia), come altri giornali, abbiano difeso regolarmente la sua condotta. Pochi primi ministri hanno questo privilegio, tuttavia lei continua ad insistere sul fatto che la stampa le è contro. Qual è il suo concetto, allora, di stampa libera? Per esempio, porrebbe condizioni alle critiche che la stampa può muovere al primo ministro?

2) Le ha accusato la Repubblica di "sfruttare questioni private per fini politici". Eppure, i confini fra "pubblico" e "privato" nella sua vita politica spesso si sovrappongono, soprattutto per il fatto che lei possiede diversi quotidiani e stazioni televisive e allo stesso tempo detiene il potere politico. Lei accettò di risolvere il "conflitto di interessi" entro 100 giorni dalla sua entrata in carica, eppure nulla è stato fatto ancora. Questa situazione solleva ampie critiche in Europa. Perché non ha risolto il "conflitto di interessi" e non crede che esso presenti un problema per la democrazia italiana?

3) Il 21 maggio 2009 lei ha descritto il Parlamento italiano come "inutile", suggerendo che solo 100 parlamentari sarebbero sufficienti per svolgere il loro compito in modo efficace. Allo stesso tempo, sostiene che il popolo italiano sia "con lei". E' sua opinione, quindi, che il popolo italiano sarebbe felice di darle più potere per far funzionare le cose in modo più efficace?

4) Lei ha paragonato il ruolo del governo a quello di un'azienda privata e in un confronto fra legislatori e imprenditori, considera migliori i secondi. Comprende la differenza fra essere un uomo d'affari di successo e uno statista di successo?

5) Il 19 maggio, un tribunale italiano ha emesso una sentenza secondo la quale lei ha corrotto l'avvocato inglese David Mills, pagando 600,000 sterline perché testimoniasse il falso a suo favore. Mills è stato condannato a febbraio, lei invece è stato protetto da una legge che le garantisce l'immunità varata sotto il suo governo. Lei ha detto che riferirà in Parlamento sulla questione "appena ne avrà il tempo", ma non prima delle elezioni europee. Perché e quando saranno fatte queste dichiarazioni al Parlamento?

6) Oltre alle critiche rivolte al Parlamento italiano, lei attacca regolarmente i giudici per il loro "pregiudizio" e la loro "insanità". Lei è stato recentemente oggetto di critiche per aver insidiato le procedure costituzionali, cosa che ha portato ad un contrasto con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, recentemente, in particolare, per il caso del diritto a morire di Eluana Englaro. E' stato detto che lei stesso aspira a succedere a Napolitano. Può confermare la sua intenzione di voler diventare presidente della Repubblica? E in che modo arriverebbe a ricoprire questo ruolo?

7) A luglio 2009 lei ospiterà il summit del G8 all'Aquila. In precedenti occasioni internazionali e riunioni con leader mondiali, lei ha avuto problemi di comunicazione con alcuni dei suoi pari. Crede che ce ne saranno altri quest'anno?

8) Quali sono, a suo giudizio, i maggiori successi che ha conseguito come primo ministro italiano?

9) Nelle scorse settimane, lei ha negato di essere stato coinvolto direttamente nel processo di selezione di showgirl televisive come candidate parlamentari per il suo partito, anche se il suo quotidiano Il Giornale, lo ha ammesso. Può chiarire se è stato o meno coinvolto nel processo di selezione?

10) Infine, perché Noemi Letizia, la sua amica diciottenne di Napoli, la chiama "papi"?

Cordialmente,

Geoff Andrews

Soap-opera a livello internazionale


La stampa europea segue con attenzione i nuovi sviluppi della vicenda Noemi. Durissimo editoriale del quotidiano di Murdoch su Berlusconi: "Disprezza gli italiani"
Il Times: "Cade la maschera del clown"
E la Faz lo paragona al padre degli dei
Delle vicende del Cavaliere si occupano anche Liberation, El Pais ed il Times.
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI - Reppublica

LONDRA - Uno scandalo che non riguarda più solo gli italiani, ma anche i paesi partner dell'Italia, nell'Unione Europea, nella Nato, nel G8 che l'Italia si prepara ad ospitare. E' questo il severo giudizio di un editoriale del Times di Londra sulla vicenda che ruota da settimane attorno a Silvio Berlusconi, al suo rapporto con la 18enne Noemi Letizia, alle feste in Sardegna e al divorzio dalla moglie Veronica Lario. E non è solo il Times a occuparsi ancora una volta di questa storia, che la stampa inglese sta seguendo con particolare attenzione: ci sono nuovi articoli anche sul Financial Times, sul Daily Telegraph, sull'Independent. E uscendo dal Regno Unito, si occupano delle vicende del premier Liberation e la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Times.

"Cala la maschera del clown", s'intitola l'editoriale del Times, il secondo su questa vicenda dopo quello altrettanto duro del 18 maggio, pubblicato al primo posto fra i tre commenti del giorno nella pagina degli editoriali. "La qualità del governo Berlusconi non è una questione privata", afferma il sottotitolo. "L'aspetto più sgradevole del comportamento di Silvio Berlusconi non è che è un pagliaccio sciovinista, né che corre dietro a donne di 50 anni più giovani di lui, abusando della sua posizione per offrire loro posti di lavoro come modelle, assistenti o perfino, assurdamente, come candidate al Parlamento europeo", comincia l'articolo. "Ciò che è più scioccante è il completo disprezzo con cui egli tratta l'opinione pubblica italiana. Il senile dongiovanni può trovare divertente agire da playboy, vantarsi delle sue conquiste, umiliare la moglie e fare commenti che molte donne troverebbero grottescamente inappropriati. Ma quando vengono poste domande legittime su relazioni scandalose e i giornali lo sfidano a spiegare legami che come minimo suscitano dubbi, la maschera del clown cala. Egli minaccia quei giornali, invoca la legge per difendere la propria 'privacy', pronuncia dichiarazioni evasive e contraddittorie, e poi melodrammaticamente promette di dimettersi se si scoprisse che mente".
Il Times riconosce che la vita privata di Berlusconi è appunto un affare privato, ma osserva che, come è si è dovuto rendere conto Bill Clinton, scandali e alti incarichi pubblici non vanno d'accordo. "Molti potrebbero dire che l'Italia non è l'America, che l'etica puritana degli Stati Uniti non ha mai dominato la vita pubblica italiana, e che pochi italiani si scandalizzano davanti ai donnaioli. Ma questo è un ragionamento insensato e condiscendente. Gli italiani comprendono quanto gli americani cosa è accettabile e cosa non lo è. E, come gli americani, giudicano spregevole il cover-up". L'editoriale del quotidiano londinese nota quindi che pochi media in Italia possono fare simili affermazioni, senza timore di un castigo. "A suo merito, la Repubblica ha continuamente sollevato domande al primo ministro sulla sua relazione con Noemi Letizia, e alla maggior parte di queste domande non ci sono state risposte soddisfacenti. Quando e dove egli ha conosciuto la famiglia della ragazza? Mr. Berlusconi chiese di avere fotografie da un'agenzia di modelle per iniziare i contatti con la signorina Letizia? Che cosa c'è di vero sulle notizie di party con decine di giovani donne nella sua villa in Sardegna? Mr. Berlusconi ha promesso di spiegare tutto in parlamento. Ma non ha certo riassicurato i suoi critici con la sua iniziativa per bloccare la pubblicazione di 700 fotografie che potrebbero mostrare cosa succedeva a quei party. Né lo aiuta il suo sventurato ministro degli Esteri, che ha provato a difenderlo sottolineando che l'età per il consenso (a rapporti sessuali, ndr.) in Italia è 14 anni, come se ciò fosse rilevante".
Il Times: "Cade la maschera del clown". E la Faz lo paragona al padre degli dei: Giove. Qualcuno potrebbe dire, si conclude l'editoriale, che tutto ciò non riguarda i forestieri. Ma gli elettori italiani, alla vigilia delle elezioni europee, dovrebbero riflettere sul modo in cui è guidato il loro governo, sui candidati selezionati per Strasburgo e sul livello di sincerità del premier.

E la faccenda "riguarda anche altri", afferma il Times. "L'Italia ospita quest'anno il summit del G8, dove si discuterà di maggiore cooperazione nella lotta al terrorismo e al crimine internazionale. E' un importante membro della Nato. Fa parte dell'eurozona, che è confrontata dalla crisi finanziaria globale. Non sono soltanto gli elettori italiani a domandarsi cosa sta succedendo. Se lo chiedono anche i perplessi alleati dell'Italia". Gli altri quotidiani britannici. Il Times pubblica anche una lunga corrispondenza dall'Italia, intitolata "Berlusconi blocca la pubblicazione di foto di giovani donne in bikini a un party nella sua villa". Un articolo sul Financial Times, invece, osserva che "l'ondata di gossip" e "l'odore di scandalo" intorno a Berlusconi distolgono l'attenzione dell'opinione pubblica italiana da questioni ben più gravi, come le cattive notizie sull'andamento dell'economia italiana.

Una corrispondenza sul Daily Telegraph afferma che "gli alleati di Berlusconi mettono nel mirino la moglie" per il divorzio, con la rivelazione che Veronica Lario avrebbe un partner da tempo, fatta da Daniela Santanché sul quotidiano Libero. E l'Independent riporta le pesanti critiche fatte dal premio Nobel per la letteratura Josè Saramago, che hanno spinto la casa editrice Einaudi, "parte dell'impero Modandori di Berlusconi", a non pubblicare il suo ultimo libro, che descrive tra l'altro il primo ministro come "un delinquente".

Germania. La Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), in un articolo firmato dallo storico corrispondente in Italia Heinz Joachim Fischer, fa paragoni mitologici: "A Silvio Berlusconi non basta presentarsi in Italia come un principe del rinascimento. Ora si prende a modello gli dei dell'antichità. Ad esempio il padre degli dei: Giove. Costui non era conosciuto solo per fulmini e saette, ma anche per le sue visite audaci presso le donne, tanto malfamate, quanto forse amate". Fischer parte dalla festa di compleanno di Noemi Letizia a fine aprile: da allora "in Italia è scoppiato il caos" e la ragazza di Casoria è diventata "famosa" come l'europarlamentare tedesco Martin Schulz, colui al quale Berlusconi diede del "kapò nazista" durante un intervento a Strasburgo nel luglio 2003, dopo le critiche sul conflitto di interessi e i guai con la giustizia del capo di governo italiano.

Il paragone non è "fuorviante", sottolinea Fischer, perchè fu proprio Schulz, in una lunga intervista allo Spiegel, a criticare e a non trovare per niente divertente la strada aperta a giovani bellezze per fare carriera politica, anche nel parlamento europeo: "Berlusconi trasforma sistematicamente in gossip la politica italiana", disse allora il capogruppo del Partito socialdemocratico tedesco alle europee.

Francia. Il quotidiano Libération dedica la copertina alla vicenda: "Lo scandalo alle calcagna" e nelle due pagine interne: "Rivelando la tresca il quotidiano Repubblica ha fatto vacillare la popolarità del presidente del consiglio. E' una battaglia portata avanti nel nome di una certa concezione dell'interesse pubblico".

Spagna. Il quotidiano El Pais torna a trattare la questione in una corrispondenza da Roma: "L'opposizione italiana chiede a Berlusconi che spieghi in parlamento se abbia portato nell'organizzazione elettorale del partito i suoi invitati delle feste private in Sardegna" e si chiede: "Berlusconi utilizza gli aerei ufficiali dello stato Italiano per portare gli artisti, ballerine e veline a Villa Certosa? Ha fatto uso improprio dei beni dello stato? E' l'ultimo capitolo del Naomigate che ha trasformato l'Italia in un manicomio semplicemente portando allo scoperto l'abitudinaria mescolanza tra vita privata e pubblica di Berlusconi e la sua tendenza a conquistarsi amici e amiche dell'ambiente televisivo portandoli in quello politico".

Sferzante il pezzo della Vanguardia: "La campagna elettorale per le Europee continua in Italia, astrusa e noiosissima, incapace di competere quanto a contestazioni, incanto mediatico, spessore del tema con la vita personale della stella più sgargiante della politica italiana degli ultimi quindici anni: Silvio Berlusconi. Nelle cerchia del potere si parla più di questa commediola che delle vicende poltico-continentali a Bruxelles. A volte diverte. La maggior parte delle volte preoccupa ed esaurisce tanta banale frivolezza".
(Ha collaborato Flaminia Giambalvo)