6 giugno 2009

Artista da vodevil


La solita commedia
Il discorso del presidente degli Stati Uniti Barack Obama al Cairo, ieri, era impressionante. Per forza, autorevolezza, per potenza storica, se così possiamo chiamarla. Un grande presidente che scardina i luoghi comuni, che arriva in fondo alle cose, che apre e vuole risolvere uno dei nodi politici e culturali fondamentali di questo terzo millennio. Tutto il mondo è impressionato dal discorso che ha fatto Obama. Tutto il mondo è impressionato da come la politica, quella vera, possa ancora, fino in fondo, incidere sui progetti, sui sogni delle persone comuni, e cambiare veramente le cose, anche quando sembrava che nessuno fosse più capace di questo. Anche quando si era ormai convinti che i grandi riformatori, che gli uomini con dei sogni, quelli che hanno tentato di costruire futuri migliori non fossero più di questa epoca, di questi anni, ma appartenessero a tempi lontani, dove l’ottimismo e la volontà di realizzare erano ancora qualcosa di possibile. Oggi Obama ha dimostrato che non è più così.

Poi però guardo la politica italiana, qualche riga sotto le notizie sul discorso di Obama, e rimango sconvolto. La nostra politica, i nostri sogni, la nostra progettualità è sul fatto che si possa o non si possa – in un mondo globalizzato – pubblicare le foto delle ragazze carine in piscina da Berlusconi, se sia chiaro o meno quello che dice la famiglia Letizia da Napoli, sulla figlia Noemi e l’amicizia con “papi”, se il cantante napoletano Apicella poteva essere legittimamente sull’aereo di Stato del premier che lo portava in Sardegna, se il “Times” è un giornale influenzato dai soliti comunisti italiani.

Intanto il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi viene attaccato dal presidente del Consiglio. Secondo Berlusconi, quando Draghi dice che 1,6 milioni di lavoratori non hanno alcun tipo di sostegno in caso di perdita dell’occupazione ha dei dati sbagliati. Non era mai accaduto che il capo del Governo smentisse platealmente il governatore della Banca d’Italia. Lo sconforto ci assale nel prendere coscienza che siamo un paese ridicolo, privo di importanza, preso in giro da mezzo mondo. Un paese da commedia all’italiana, che torna ai vecchi stereotipi di un tempo. E in cui sta diventando davvero insopportabile vivere.

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