30 dicembre 2008

Non spingere, che c'è spazio per tutti


Meduna. Quella voglia di essere friulani. Per gli «sghei»

Se il Piave mormorasse racconterebbe di acque né calme né placide. Di una terra silenziosa e inquieta che muove verso lo “straniero”. La Marca Trevigiana va a Pordenone, la razza Piave è bastonata dai tempi, anche se il fiume ha un altro nome, il Livenza, e il fiume è importante in questa storia: è un rifugio, un alibi, una speranza impossibile, quella dell’acqua che risale la montagna. La crisi è qui, è arrivata come un tarlo a rodere questi legni, a chiudere mobilifici, a logorare le certezze di un posto ricco, per definizione ma non per sempre. L’elenco delle ragioni per votare Sì, domani, a Meduna di Livenza, due mila e 960 veneti doc che vogliono diventare friulani, è tutto quantificabile, si può mettere in colonna, si tira una riga: «Vivere di là costa 600 euro a famiglia in meno».

Di questi tempi, per soldi si può anche rinunciare ad essere veneti e far finta di essere furlàn. Il fiume e la tessera Il Livenza è limpido, di un blu perduto. Pescoso di trote e cavedani. Vien giù dal Friuli, segna il confine, curva attorno a Meduna (che poi è il nome di un affluente del Livenza) e chiude a Caorle, buttandosi nel mare dei veneziani. Loro dicono: «Siamo a sinistra del fiume, come tutti i friulani». Ecco il rifugio e l’alibi. Tornare a monte. Non c’è storia per questa gente veneta fin dai tempi di Omero (gli Eneti), non c’è accento in questa rivendicazione, «io non capisco niente quando parlano quelli di Paisano», fa Nadia: c’è solo il fiume. E i soldi. La tessera magnetica è piccola come un bancomat, il benzinaio la inserisce e certifica la residenza in Friuli: così il carburante costa 17 centesimi in meno ogni litro. Per un pieno da 60 euro se ne spendono 50. E per un pieno con lo sconto, «per un contributo sulla prima casa di 15 mila euro - la lista è di Marica Fantuz, la pasionaria dei referendari - per un assegno di maternità più robusto (9 mila euro per un parto gemellare), per rinunciare al ticket sulle medicine, per l’assicurazione auto scontata», ecco, per tutto questo si cambia casato.

La crisi
Nadia Saccilotto da 40 anni è nella trattoria Beppa, battezzata dalla suocera che gestiva il ristorante sulla strada fra Motta e Meduna. Adesso è Nadia che prepara la porchetta, la serve, sorride. Faceva novanta coperti a pranzo, due turni da 45 (il completo): quest’autunno apparecchia per 30. «Si fermavano camionisti, operai, tutti: circolavano 4mila lavoratori fra Motta e Meduna. Per i finanzieri c’erano cotechino e purè, ma la multa - se la meritavo - arrivava puntuale». Una volta s’è presa sei mesi con la condizionale: «Mancava uno zero in fattura, una svista». Anche adesso mancano numeri: «Mio figlio Enrico fa il rappresentante » e ogni sera aggiunge un capitolo all’inventario della crisi: «Plastica, legno, mobili: questi chiuduno, quest’altri non spendono, quest’altri ancora sono tutti in Cassa integrazione ». Nadia adora Kennedy (tiene lo spillo sul bavero) e vota la Lega perchè le sembra «che stia facendo qualcosa per la gente». Compreso il voto di domani, non voluto ma cavalcato, ovviamente. È lei che rivela: «Il friulano non lo capisco, parlano chiuso, già a Paisano non si capisce niente». Anche a Paisano la crisi morde, perfino di più. Questi continui referendum non sono migrazioni verso terre fertili ma rivendicazioni di sconti, loro li chiamano «i diriti», lasciando cadere la doppia “t”. Quando si è costretti a fare i conti è insopportabile che a poche chilometri ci sia chi - per solo diritto di nascita - possa pagare meno tasse. Questi sono i tempi, e per Natale è pronto il regalo: 60 mila contratti a termine non saranno rinnovati, si allarma Emilio Viafora, segretario regionale della Cgil. Sulla Tribuna, il quotidiano della Marca, il leader degli artigiani Pierluigi Zambon e l’assessore alle attività produttive Vendemiano Sartor si spronano l’un l’altro a fare la propria parte, sul tema: chi ci mette anima e sangue contro una recessione che toglie fiato al polmone d’Italia? Non è solo la fisiologica scadenza dei contratti: nel 2009 si prevede il 39% in meno di assunzioni “solide”. Non s’investe, non si scommette, nell’ultima stagione le agenzie di lavoro interinale hanno “spostato” quasi sei mila operai in meno.

El fiòl
Quando parlano guardano dritto in faccia, alzano il tono sul finale della frase. «Perché mi fiòl deve pagare 15mila euro in più per farsi la casa? Perché là le scuole sono gratis?». Vincenzo Bidoia detto Cino picchia con il dito sul tavolo del bar e fa domande semplici. Accantoa lui, Mario Griguol ripete il mantra: «Serve il federalismo fiscale». Ne sono convinti tutti, cittadini, sindaci, ovunque. Questo èlo scopo del voto: nessuna radicata convinzionefriulana, ma la voglia di sentirsi uguali al vicino di casa “fortunato”, e -di rinterzo - nutrire il partito del federalismo. Il senatore della Lega Giampaolo Vallardi spera nell’effetto domino, «che trascinerà tutti i comuni di confine». È il massimo risultato, perché all’atto pratico il voto - vinceranno i Sì, per distacco - sarà inutile, in quanto il consiglio regionale veneto non legittimerà mai la secessione (Galan è furioso, «quel comune resterà veneto finche io sarò in vita»). È il passaggio obbligatorio, così come l’accettazione della nuova regione, che offre sponda ai medunesi: il governatore del Friuli Renzo Tondo, Pdl come Galan, tace ma parla per lui il presidente della provincia di Pordenone, Alessandro Ciriani, che si allarga: «Le richieste e gli interessi dei cittadini vanno considerate con favore».

L'uva a bacca nera Al bar Fasan di Mure, frazione di Meduna, Tiziano chiede un caffèe inorridisce quando Luigi lo serve “nudo”: «Noooo, coreto!». Luigi corregge anche questo, mentre Tiziano manda zaffate di un certo pregio, dopo un pomeriggio di rossi corposi e qualche ritocco con la grappa Storica Nera, «roba da meditazione, per quanto intontisce», fa l’oste. È un distillato di uve a bacca nera, scende giù perfida come l’inganno, armoniosa e rotonda, vellutata, ma viaggia in gola a 50 gradi. Tiziano lo sa, per questo prima di rincasare ammazzal’alito col caffè. Corretto, però. «Siamo razza Piave, non vogliamo pagare più degli altri». Al bar sta arrivando Marica Fantuz per “comiziare” davanti a cinque fan. Si è fatta il porta a porta, Marica. Il Livenza mormora: si candiderà a sindaco, monetizzando questo successo. Lei argomenta con grandi e piccoli numeri: «Le imprese in Friuli hanno finanziamenti agevolati, con un tasso fisso del 2%, e molte hanno già traslocato. Andare “per fogli” alla sede della provincia sarebbe più semplice: Pordenone è a 25 chilometri, Treviso è lontano il doppio. Ma lo sapete che una famiglia di Pravisdomini ogni anno ha 600 euro in più da spendere?».

Il paese
C’è il bel campanile, le villette a un piano, un’edicola, due bar,un supermercato: è un paese vero. «No, non importa», suggerisce Katy, frustrando la nostra intenzione di regolare il disco orario: «C’è un solo vigile, e oggi non lavora». Lo sa perché sta in comune, dove il sindaco non si esprime, il vice Gian Franco Spadotto - «l’unico di sinistra in una giunta arlecchino» - insiste sulla neutralità, «prenderà atto dei risultati» e si arrende di fronte gli sghei: «In Alto Adige, in Friuli...arrivano trasferimenti maggiori agli enti locali, e si può riscuotere una grossa parte delle imposte sul territorio, da redistribuire a cittadini e imprese». Per questo Cortina scelse l’Alto Adige (non ci andrà mai,ma intanto da quest’anno agli ampezzani sono arrivati i buoni benzina scontati...). Per questo Sappada votò il passaggio in Friuli. In entrambi casi c’era un richiamo storico (Sappada è geograficamente in Friuli, Cortina è frontiera ladina). «La soluzione politica è avvicinare le condizioni fra le varie Regioni. Altrimenti, a forza di spingersi più in là, finiremo in Slovenia». Qua e là c’è anche chi mostra più convinzione. Emilia Prosdocino è perfino arrabbiata, «fra bollo auto e assicurazione si risparmia un sacco », mentre Siro Ziroldi tardeggia sotto i portici, chiuso dentro il giaccone. È in pensione, la mattina va a spasso, e sta di qua, la domenica va in gita, e va di là. «Siamo già friulani, ho fatto una vita il muratore perfino a Udine, per qualche anno». Perfino a Udine: la gente di paese ha il suo modo di calcolare le distanze. I coniugi De Paoli (Marco e Stefania) proprio ieri erano a Pordenone e «mentre da qui fino a San Donà le strade erano innevate e non si girava, in Friuli l’asfalto era stato pulito in fretta e si circolava». Franco il barbiere che taglia e rade per 11 euro dice che è una cosa seria. L’operaio anonimo che ha due mogli da mantenere, due figlie da far studiare sa che di là «nella busta paga ci sono 100 euro in più, ma non risolvo i mie problemi con queste cavolate». Cino sbatte il bicchierino vuoto sul banco, «ce l’ho su con i friulan...», gli occhi sono lucidi, la grappa brucia, la crisi di più.

Nessun commento: