9 aprile 2009

Il tam-tam inascoltato


Su un sito de L'Aquila, le ultime ore prima del disastro

di Daniela Amenta
«Speriamo che le scosse finiscano, e che non ne faccia una... veramente forte...». Il messaggio è di Carlo, datato 3 aprile, ore 14.31. Carlo, Selene, Bastian Contrario, Roby, Re Mida, Farfalla.... I soprannomi di sessantasei utenti collegati sul forum de "Ilcapoluogo.com", il giornale on line de L’Aquila. Ne parlavano da giorni, da mesi di quei sussulti della terra. Condividevano sul Web le loro paura, quell’ansia che toglieva il fiato. «Tutte le scossette fino ad oggi» è il titolo del post, l’argomento di discussione.

Dal 26 marzo ben 26 scosse, di magnitudo compresa tra il secondo e il terzo grado. Ne parlavano assieme Roby, Farfalla e gli altri. Tre aprile, l’ultimo dibattito in Rete sulle "scosse". Anzi, le "scasse", a riderci un po’ su, le "scasse" che rompono e non fanno dormire. Costretti a condividere le giornate con quei tremolii, quei battiti, i lampadari ad oscillare. Lo raccontava Selene: «Ormai a casa si fa un gioco, chi ci azzecca a indovinare l’intensità. E poi segniamo i punti... Io ormai salto al minimo movimento e non sono la sola avverto tensione dappertutto. Capisco che bisogna tenere la testa sulle spalle essere calmi e razionali e quant’altro ma quando appena hai aperto gli occhi come questa mattina e ti senti l’ormai familiare rollio ti si drizzano i capelli .........un bel buongiorno non c’è che dire!». Buongiorno, appunto. Carlo, Selene, Farfalla. Chissà dove sono, ora.

Buongiorno. Svegliarsi e precipitarsi sul sito dell’Istituto nazionale di geofisica, l’Ingv, per scoprire quanti sussulti quella notte, quanti brontolii della terra. Da mesi così, senza che l’allarme scattasse per davvero, senza che arrivasse un piano di evacuazione come si fa in Irpinia o nel Vesuviano. Nulla, silenzio. Solo i tonfi sordi del cuore per una "scassa" più pesante delle altre, una crepa sul soffitto. Lasciati soli, Roby, Carlo e gli altri quando era evidente l’allarme. Una catastrofe annunciata e inascoltata. «Speriamo che finiscano al più presto perché non possiamo avere una palpitazione ad ogni rumore! Stamattina si è sentito proprio bene! La messa del vescovo non è stata molto efficace!». Nevebianca ci scherzava. Gli altri della comunità un po’ a sdrammatizzare, un po’ a confortarsi l’un l’altro («L’Aquila è una città sismica, si sa»), un po’ a studiare da «geologi fai da te» discutendo di scala Richter e di magnitudo. Però le “scasse” continuavano.

Quel tre aprile, 48 ore prima la tragedia, l’aria doveva essere più pesante del solito. Così Lilli a un certo punto scrive: «Dopo le due “trettecate” di stamani ho telefonato all’ufficio del sindaco per suggerire la chiusura anticipata delle scuole per la vacanze pasquali. Mi è stato risposto che il ns sindaco era già in riunione per valutare la cosa dato che altre persone avevano chiamato e fatto la stessa richiesta. Così chi ha da partì, parta per rinfrancarsi la mente ed il cuore, mi dispiace per chi deve rimanere!!!».

Partire. Ce l’avrà fatta Lilli a partire? E gli altri? Tre aprile. Felix chiede alla community: «Ragazzi, ma gli esperti non parlano? C’è un numero verde di emergenza o qualcosa di simile?». L’avevano capito loro, Roby, Carlo e Selene, la “banda” del Capoluogo, che non c’era da scherzare. Che le “scasse” insistevano, si moltiplicavano. L’avevano capito, lo sapevano. «Resistere, resistere, resistere», scrivevano sul forum. Resistevano a loro modo, facendosi coraggio da un computer all’altro.

Quattro aprile. Un giorno di quiete. «Oggi neanche una scossetta». E le faccine degli smile a commentare finalmente la buona notizia. Evviva. La terra daccapo dormiente, al suo posto, tutta tonda e compatta. Cinque aprile. Alle 23.49 Patty lancia il primo allarme: «Mamma mia che scoppola». Replica tre minuti dopo Njamh: «Madonna che botto. E non finiva mai!!!».

Prometeus scrive poco dopo, a mezzanotte: «...Infatti mi preoccupavo della calma apparente....meglio le scossette continue che ’ste scariche violente». È l’ultimo commento. Tre ore e trentadue minuti prima del boato. Poi, solo macerie, morte. Rabbia.

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