"Diamo una lezione ai froci"
di Delia Vaccarello
Vigliacchi e violenti. In tre a Pordenone, un uomo sui 40 e due sopra i venti, hanno aggredito un gay disabile, aspettandolo per "dare una lezione ai froci". E' allucinante, pazzesco. Dopo Povia verrebbe da chiedersi: lo hanno menato per sentirsi dire "no, no, io ero gay"? Questo post vi dà la notizia della aggressione. Segue poi l'articolo sul manuale di sopravvivenza al bullismo che mai come oggi diventa utilissimo.
Il bullismo omofobico come dice una commentatrice è cultura.
Un calcio alla schiena lo butta per terra. Un colpo alla testa lo stordisce. La gente, i rumori tutto si confonde. E' stato appena pestato da un uomo di 43 anni e da due ventenni. Sente il dolore in tutto il corpo, rivive il trauma. Nella centralissima piazza XX settembre di Pordenone nessuno ha mosso un dito. Gli aggressori sono "abili", si muovono bene. Lo hanno seguito per "dargli una lezione".
Lui è omosessuale ed è invalido al cento per cento. Una "preda" facilissima per i vigliacchi omofobi di turno che pensano di avere complice l'indifferenza della gente. Così sarebbe stato se un barista, dal suo locale all'angolo, non avesse visto tutto e non si fosse precipitato a chiamare la polizia. L'uomo aggredito resta in silenzio, sbalordito, solo. Attende i familiari che, come da accordi, devono passare di lì per portarlo a casa. All'arrivo degli agenti non vuole dire nulla, è terrorizzato. Se li denuncia, che cosa succederà ancora? Il terrore del perseguitato lo invade, quel panico che gli aggressori sanno bene di poter suscitare. Quante volte le vittime si isolano per paura di innescare una spirale di violenza? Lui ha 30 anni ed è stato aggredito per la seconda volta. Nel 2002 stava ancora bene, faceva il militare in ferma breve volontaria. Un giorno il giovane che frequentava si trasformò in una furia. Giù pugni, calci, schiaffi, fino a ridurlo in fin di vita. Lui rimase in coma a lungo. Il partner fu condannato per tentativo di omicidio. Lui oggi è invalido, nonostante le terapie e i tentativi di riabilitazione, tant'è che viene seguito dai servizi sociali del Comune. Calci e pugni, sembra un destino. Succede che scatti il raptus omofobico: un uomo incapace di accettare la propria omosessualità tenta di annientarne l'immagine che vede riflessa nel compagno dopo un rapporto sessuale. Ma questa volta non è stato un raptus. I tre un paio d'ore prima si erano dati il "la": picchiamolo, è frocio, è disabile". E lo hanno seguito, pestato, insultato, lasciandolo sotto choc.
Quando gli agenti arrivano i tre si sono già dileguati. Ci vorrà tempo per acciuffarli. Così la violenza inflitta il 23 gennaio viene resa nota solo ieri. Dopo parecchi interrogatori gli inquirenti hanno in pugno gli omofobi: T.N., 22 anni, già nei guai per razzismo e xenofobia, S.C., 21 anni, O.S. , 43 anni. Grillini dichiara: "La violenza contro i gay è un'emergenza e il governo contrasta ogni forma di tutela". Imma Battaglia indice un sit-in sabato mattina alle 11 dinanzi a Montecitorio. Arcigay chiede una legge: "Chiediamo al ministro Mara Carfagna quando intende svegliarsi, facendo sì che il governo e la sua maggioranza approvino le aggravanti contro i reati d'odio nei confronti dei gay, delle lesbiche e delle persone trans. L'inazione è complicità". Diranno che è un'eccezione? Non è così per chi sa di essere un potenziale bersaglio. Giovanni Pincus, disabile e gay, denuncia: "All'isolamento quotidiano che viviamo si aggiungono spesso ingiurie e offese, e nessuno ci difende. Molti preferiscono non vedere. Il fatto accaduto a Pordenone non è un caso isolato".
Come reagire al bullismo
Se lo conosci lo eviti. Se lo conosci, non crederai a chi ti dice che è normale, che ovunque si scherza così, che è una ragazzata, un gioco come tanti. Il bullismo omofobico è una piaga, poco contrastata. A subirne gli effetti sono gli adolescenti gay, lesbiche, bisessuali, ma anche coloro che non corrispondono all'immagine che un gruppo ritiene accettabile. Possono esserne vittima le ragazze mascoline, i giovani effeminati, chi ha un padre gay, chi una sorella lesbica. I dati sono inequivocabili: il 60 per cento dei giovani gay subisce aggressioni a scuola. Le conseguenze sono più dolorose perché i "ragazzi bersaglio" possono non essere in grado di chiedere aiuto: chi è vittima di bullismo perché nero, arabo, ebreo può trovare nella propria comunità un supporto. Ma i giovani gay e lesbiche che non hanno fatto coming out o non sono accettati in famiglia spesso soffrono da soli. Tentano allora di diventare invisibili per sfuggire alle aggressioni, aumentando così il loro isolamento. Intanto la ferita arriva all'anima e colpisce l'autostima. "Se i miei amici o gli insegnanti parlano di omosessualità e bisessualità in senso dispregiativo e svalutante, vuol dire allora che io sono sbagliato, sporco, malato". Che fare? C'è una pubblicazione di grande aiuto. Titolo: "Bullismo nelle scuole, manuale di sopravvivenza" Si rivolge ai ragazzi, ma c'è anche una versione per insegnanti e per operatori scolastici. E' frutto del lavoro svolto dal 2006 al 2008 da Arcigay insieme a tre partner europei, fa parte del progetto Schoolmathes (visitando www.arcigay.it/schoolmates, i manualetti si possono scaricare), ed è stato co-finanziato dalla Commissione Europea all'interno del programma Daphne II. Il bullismo che è fatto di violenza fisica, verbale o psicologica è differente da un consueto conflitto tra coetanei. Nel conflitto si manifestano le proprie ragioni, si tenta una mediazione, ci si allontana o si trova una situazione di pareggio. Gli episodi di bullismo vedono invece una sproporzione di forze tra il bullo o i bulli e la persona bersaglio; l'intenzione di fare del male è palese e gli episodi di molestie sono frequenti. Infine i bulli, quando si sentono sicuri, se aggrediscono non motivano mai il loro agire sulla base di "ciò che l'altro fa" , ma colpiscono "ciò che l'altro è". "L'ho picchiato perché è gay". La persona bersaglio prova allora un malessere profondo, che può sfociare anche in autolesionismo, ansie, tentativi di suicidio. Che fare? C'è una parolina "d'oro" che occorre tenere bene a mente: assertività. "la capacità di affermare se stessi in modo deciso, prendendo posizione senza paura non rimanendo passivi dinanzi a quanto accade. Chi è vittima di bullismo omofobico, al pari delle altre vittime, deve imparare a mettersi al riparo: restare solo il meno possibile e cercare di evitare il bullo, soprattutto senza stabilire alcun contatto visivo. Occorre convincersi che non c'è niente di cui vergognarsi e che quanto accade non è certo colpa della vittima. Oltre a sfuggire, la vittima deve lanciare un sos. Per gli adolescenti gay e lesbiche non è facile: è necessario raccontare a una persona di fiducia, adulto o coetaneo, la violenza subita dicendo del proprio orientamento sessuale. Se è difficile parlare, possono scrivere una mail o una lettera. Se non ce la fanno ad aprirsi con persone conosciute - perché significherebbe dire "sono gay" - c'è ancora una carta da giocare. Nel mondo fuori ci sono associazioni sensibili alle questioni omosessuali o Trans. Cercate su Internet: le sigle sono Agedo, Arcigay giovani. Ci sono anche gli osservatori Lgbt sul territorio. Uscite dal silenzio: non siete soli.
Il bullismo omofobico come dice una commentatrice è cultura.
Un calcio alla schiena lo butta per terra. Un colpo alla testa lo stordisce. La gente, i rumori tutto si confonde. E' stato appena pestato da un uomo di 43 anni e da due ventenni. Sente il dolore in tutto il corpo, rivive il trauma. Nella centralissima piazza XX settembre di Pordenone nessuno ha mosso un dito. Gli aggressori sono "abili", si muovono bene. Lo hanno seguito per "dargli una lezione".
Lui è omosessuale ed è invalido al cento per cento. Una "preda" facilissima per i vigliacchi omofobi di turno che pensano di avere complice l'indifferenza della gente. Così sarebbe stato se un barista, dal suo locale all'angolo, non avesse visto tutto e non si fosse precipitato a chiamare la polizia. L'uomo aggredito resta in silenzio, sbalordito, solo. Attende i familiari che, come da accordi, devono passare di lì per portarlo a casa. All'arrivo degli agenti non vuole dire nulla, è terrorizzato. Se li denuncia, che cosa succederà ancora? Il terrore del perseguitato lo invade, quel panico che gli aggressori sanno bene di poter suscitare. Quante volte le vittime si isolano per paura di innescare una spirale di violenza? Lui ha 30 anni ed è stato aggredito per la seconda volta. Nel 2002 stava ancora bene, faceva il militare in ferma breve volontaria. Un giorno il giovane che frequentava si trasformò in una furia. Giù pugni, calci, schiaffi, fino a ridurlo in fin di vita. Lui rimase in coma a lungo. Il partner fu condannato per tentativo di omicidio. Lui oggi è invalido, nonostante le terapie e i tentativi di riabilitazione, tant'è che viene seguito dai servizi sociali del Comune. Calci e pugni, sembra un destino. Succede che scatti il raptus omofobico: un uomo incapace di accettare la propria omosessualità tenta di annientarne l'immagine che vede riflessa nel compagno dopo un rapporto sessuale. Ma questa volta non è stato un raptus. I tre un paio d'ore prima si erano dati il "la": picchiamolo, è frocio, è disabile". E lo hanno seguito, pestato, insultato, lasciandolo sotto choc.
Quando gli agenti arrivano i tre si sono già dileguati. Ci vorrà tempo per acciuffarli. Così la violenza inflitta il 23 gennaio viene resa nota solo ieri. Dopo parecchi interrogatori gli inquirenti hanno in pugno gli omofobi: T.N., 22 anni, già nei guai per razzismo e xenofobia, S.C., 21 anni, O.S. , 43 anni. Grillini dichiara: "La violenza contro i gay è un'emergenza e il governo contrasta ogni forma di tutela". Imma Battaglia indice un sit-in sabato mattina alle 11 dinanzi a Montecitorio. Arcigay chiede una legge: "Chiediamo al ministro Mara Carfagna quando intende svegliarsi, facendo sì che il governo e la sua maggioranza approvino le aggravanti contro i reati d'odio nei confronti dei gay, delle lesbiche e delle persone trans. L'inazione è complicità". Diranno che è un'eccezione? Non è così per chi sa di essere un potenziale bersaglio. Giovanni Pincus, disabile e gay, denuncia: "All'isolamento quotidiano che viviamo si aggiungono spesso ingiurie e offese, e nessuno ci difende. Molti preferiscono non vedere. Il fatto accaduto a Pordenone non è un caso isolato".
Come reagire al bullismo
Se lo conosci lo eviti. Se lo conosci, non crederai a chi ti dice che è normale, che ovunque si scherza così, che è una ragazzata, un gioco come tanti. Il bullismo omofobico è una piaga, poco contrastata. A subirne gli effetti sono gli adolescenti gay, lesbiche, bisessuali, ma anche coloro che non corrispondono all'immagine che un gruppo ritiene accettabile. Possono esserne vittima le ragazze mascoline, i giovani effeminati, chi ha un padre gay, chi una sorella lesbica. I dati sono inequivocabili: il 60 per cento dei giovani gay subisce aggressioni a scuola. Le conseguenze sono più dolorose perché i "ragazzi bersaglio" possono non essere in grado di chiedere aiuto: chi è vittima di bullismo perché nero, arabo, ebreo può trovare nella propria comunità un supporto. Ma i giovani gay e lesbiche che non hanno fatto coming out o non sono accettati in famiglia spesso soffrono da soli. Tentano allora di diventare invisibili per sfuggire alle aggressioni, aumentando così il loro isolamento. Intanto la ferita arriva all'anima e colpisce l'autostima. "Se i miei amici o gli insegnanti parlano di omosessualità e bisessualità in senso dispregiativo e svalutante, vuol dire allora che io sono sbagliato, sporco, malato". Che fare? C'è una pubblicazione di grande aiuto. Titolo: "Bullismo nelle scuole, manuale di sopravvivenza" Si rivolge ai ragazzi, ma c'è anche una versione per insegnanti e per operatori scolastici. E' frutto del lavoro svolto dal 2006 al 2008 da Arcigay insieme a tre partner europei, fa parte del progetto Schoolmathes (visitando www.arcigay.it/schoolmates, i manualetti si possono scaricare), ed è stato co-finanziato dalla Commissione Europea all'interno del programma Daphne II. Il bullismo che è fatto di violenza fisica, verbale o psicologica è differente da un consueto conflitto tra coetanei. Nel conflitto si manifestano le proprie ragioni, si tenta una mediazione, ci si allontana o si trova una situazione di pareggio. Gli episodi di bullismo vedono invece una sproporzione di forze tra il bullo o i bulli e la persona bersaglio; l'intenzione di fare del male è palese e gli episodi di molestie sono frequenti. Infine i bulli, quando si sentono sicuri, se aggrediscono non motivano mai il loro agire sulla base di "ciò che l'altro fa" , ma colpiscono "ciò che l'altro è". "L'ho picchiato perché è gay". La persona bersaglio prova allora un malessere profondo, che può sfociare anche in autolesionismo, ansie, tentativi di suicidio. Che fare? C'è una parolina "d'oro" che occorre tenere bene a mente: assertività. "la capacità di affermare se stessi in modo deciso, prendendo posizione senza paura non rimanendo passivi dinanzi a quanto accade. Chi è vittima di bullismo omofobico, al pari delle altre vittime, deve imparare a mettersi al riparo: restare solo il meno possibile e cercare di evitare il bullo, soprattutto senza stabilire alcun contatto visivo. Occorre convincersi che non c'è niente di cui vergognarsi e che quanto accade non è certo colpa della vittima. Oltre a sfuggire, la vittima deve lanciare un sos. Per gli adolescenti gay e lesbiche non è facile: è necessario raccontare a una persona di fiducia, adulto o coetaneo, la violenza subita dicendo del proprio orientamento sessuale. Se è difficile parlare, possono scrivere una mail o una lettera. Se non ce la fanno ad aprirsi con persone conosciute - perché significherebbe dire "sono gay" - c'è ancora una carta da giocare. Nel mondo fuori ci sono associazioni sensibili alle questioni omosessuali o Trans. Cercate su Internet: le sigle sono Agedo, Arcigay giovani. Ci sono anche gli osservatori Lgbt sul territorio. Uscite dal silenzio: non siete soli.
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