4 febbraio 2009

In Italia si può torturare


Sicurezza, il Pdl «cattivo». Passa anche la tortura
Prima per due volte manca il numero legale, poi quando a votare sono arrivati, una delle prime cose che hanno fatto è bocciare l’emendamento che avrebbe introdotto nel nostro codice penale il reato di tortura. Con 123 sì, 129 no e 15 astenuti, la proposta dei senatori radicali, che fanno parte del gruppo Pd, Marco Perduca e Donatella Poretti è stata respinta.

Insomma, sicurezza sì, ma come pare a noi, sembra dire la maggioranza. Il crimine di tortura, evidentemente, non rientra nelle prerogative del governo. Anche perché raramente a compierlo sono lavavetri, immigrati clandestini o prostitute. Peccato che introdurre questo reato nel codice penale sia un obbligo: ce lo impone l’Onu da 22 anni a questa parte. Per questo, l’associazione Antigone, per voce del suo presidente Patrizio Gonnella, annuncia che «denunceremo il governo italiano agli organismi internazionali».

Quella di mercoledì in Senato è una giornata da ricordare. La discussione sul decreto sicurezza sarebbe dovuta cominciare alle 9 e mezza. Ma al centrodestra, sempre pronto a sbandierare belle parole sulla sicurezza, non deve premere troppo passare dagli intenti ai fatti. Per ben due volte, infatti, è mancato il numero legale. Prima sulla lettura del processo verbale, poi addirittura al voto.A chiedere la verifica dei presenti in Aula sono stati i senatori del Pd, insospettiti da tutti quegli scranni vuoti. Indignata la capogruppo Anna Finocchiaro: «Sulla questione della sicurezza hanno fatto una campagna mediatica straordinaria e poi non vengono neanche a votare. La domanda a questo punto è: ma di che cosa stiamo a parlare se per due volte manca il numero legale? Il tema della sicurezza – prosegue la Finocchiaro – è stato usato in tutti i modi, elettorale, strumentale, propagandistico. È stato predisposto dal governo e dalla maggioranza come se fosse la panacea di tutti i mali. Ci hanno messo dentro il più puro distillato di ideologia in particolare sulla questione dell'immigrazione».

Oltre a non votare, comunque, i senatori della maggioranza non sanno fare bene nemmeno i conti. Partito Democratico e Italia dei Valori in Aula hanno di nuovo denunciato la mancanza di copertura finanziaria al decreto. Secondo il senatore Idv, Luigi Li Gotti, infatti, i costi inizialmente previsti nel testo del ddl «lieviteranno a causa della riformulazione del reato di clandestinità», che ora riguarda anche tutti quelli che soggiornano illegalmente in Italia. Non ha dubbi nemmeno il senatore Pd Giovanni Legnini: «Ieri - ha spiegato Legnini - la commissione Bilancio aveva dato parere favorevole con il no di Pd e Idv ma il dato fornito dalla Ragioneria dello Stato è palesemente falso. Non ho timore a dirlo – ha aggiunto – perchè i soggiornanti vengono indicati in 3.660 unità. Poichè il dato è chiaramente sottostimato si pone un problema serio».

Il giudizio del Pd sulle misure della maggioranza in materia di sicurezza è perentorio: «È un provvedimento che noi non condividiamo – spiega il vicepresidente dei senatori Pd Luigi Zanda – non stanzia le risorse necessarie e poi è molto ideologico come dimostrano le norme sull'immigrazione che non prevengono il fenomeno, ma aggravano soltanto le pene». Unico terreno su cui si è trovato l’accordo è l’antimafia: è passato infatti l’emendamento che inasprisce il carcere del 41bis. «All'interno di un ddl che riteniamo sbagliato e al quale daremo il nostro voto contrario – spiega Anna Finocchiaro – come Pd abbiamo contribuito a migliorare l'articolo 34 che inasprisce il carcere duro per i mafiosi».

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