L’Italia contro se stessa
Pubblicato giovedì 4 dicembre 2008 in USA - Alexander Stille
[The New York Review of Books]
Gianni Alemanno, con un passato neofascista alle spalle, è stato eletto sindaco di Roma a fine aprile, due settimane dopo il ritorno al potere di Silvio Berlusconi e della sua coalizione con una consistente maggioranza ottenuta alle elezioni politiche nazionali. In seguito la stampa internazionale ha dato molta importanza alla folla di giovani neofascisti che ha fatto il saluto romano sui gradini del Campidoglio. Ma forse ancor più importante è stata la contemporanea parata di tassisti romani che suonavano trionfalmente il clacson, in giubilo non tanto per l’elezione dell’ex “bullo di quartiere” quanto per la sconfitta dell’amministrazione di centro-sinistra che aveva proposto di ampliare il numero delle licenze dei taxi. E’ risaputo che i taxi sono difficili da trovare a Roma. Il tentativo di migliorare i trasporti in città però andava contro gli interessi dei possessori delle licenze, che per i tassisti rappresentano un qualcosa di sicuro in un mondo incerto.
La celebrazione dei tassisti ci mostra un paese in conflitto con se stesso, paralizzato, malfunzionante, arrabbiato, pauroso, intensamente insoddisfatto. ma che non vuole intraprendere la via di un qualsivoglia cambiamento che minaccerebbe il delicato tessuto di privilegi di questo o quel gruppo protetto.
Un paese come l’Italia che è allo stremo a causa di un’imposizione fiscale pesante, ma che rimane in silenzio quando Berlusconi blocca la vendita della compagnia aerea nazionale, l’Alitalia, nonostante questa versi, come contribuente, in stato finanziario addirittura emorragico; un paese che detesta il governo, ma che si aspetta di avere un’educazione e un’assistenza sanitaria gratuita e che cerca vantaggi dalle opportunità offerte da un vasto sistema di patronato politico; un paese che si aggrappa al suo alto standard di vita e al suo welfare generoso, ma che fantastica di cacciare milioni di lavoratori stranieri che oggi producono qualcosa come il 10% del Prodotto Interno Lordo. La presenza lavorativa dei lavoratori stranieri è tuttavia la sola realistica speranza per il mantenimento del sistema pensionistico italiano in un paese in cui la popolazione diventa di anno in anno sempre più anziana. (continua. Fare click qui per leggere l'articolo completo)
Pubblicato giovedì 4 dicembre 2008 in USA - Alexander Stille
[The New York Review of Books]
Gianni Alemanno, con un passato neofascista alle spalle, è stato eletto sindaco di Roma a fine aprile, due settimane dopo il ritorno al potere di Silvio Berlusconi e della sua coalizione con una consistente maggioranza ottenuta alle elezioni politiche nazionali. In seguito la stampa internazionale ha dato molta importanza alla folla di giovani neofascisti che ha fatto il saluto romano sui gradini del Campidoglio. Ma forse ancor più importante è stata la contemporanea parata di tassisti romani che suonavano trionfalmente il clacson, in giubilo non tanto per l’elezione dell’ex “bullo di quartiere” quanto per la sconfitta dell’amministrazione di centro-sinistra che aveva proposto di ampliare il numero delle licenze dei taxi. E’ risaputo che i taxi sono difficili da trovare a Roma. Il tentativo di migliorare i trasporti in città però andava contro gli interessi dei possessori delle licenze, che per i tassisti rappresentano un qualcosa di sicuro in un mondo incerto.
La celebrazione dei tassisti ci mostra un paese in conflitto con se stesso, paralizzato, malfunzionante, arrabbiato, pauroso, intensamente insoddisfatto. ma che non vuole intraprendere la via di un qualsivoglia cambiamento che minaccerebbe il delicato tessuto di privilegi di questo o quel gruppo protetto.
Un paese come l’Italia che è allo stremo a causa di un’imposizione fiscale pesante, ma che rimane in silenzio quando Berlusconi blocca la vendita della compagnia aerea nazionale, l’Alitalia, nonostante questa versi, come contribuente, in stato finanziario addirittura emorragico; un paese che detesta il governo, ma che si aspetta di avere un’educazione e un’assistenza sanitaria gratuita e che cerca vantaggi dalle opportunità offerte da un vasto sistema di patronato politico; un paese che si aggrappa al suo alto standard di vita e al suo welfare generoso, ma che fantastica di cacciare milioni di lavoratori stranieri che oggi producono qualcosa come il 10% del Prodotto Interno Lordo. La presenza lavorativa dei lavoratori stranieri è tuttavia la sola realistica speranza per il mantenimento del sistema pensionistico italiano in un paese in cui la popolazione diventa di anno in anno sempre più anziana. (continua. Fare click qui per leggere l'articolo completo)
Nessun commento:
Posta un commento