Ronde con sponsor
"No ai finanziamenti dei privati"
Ronde mercenarie, finanziate da privati e sponsorizzate dalle aziende.
Il decreto legge anti-stupri cela una falla: la possibilità per i "volontari della sicurezza" di incassare soldi da persone fisiche o giuridiche. Sarebbe la privatizzazione della sicurezza: "Un rischio gravissimo, da evitare a tutti i costi", avverte il presidente del Veneto, Giancarlo Galan. "Un passo verso l'abisso per lo Stato di diritto", tuona il costituzionalista Stefano Merlini. Il decreto legge sulle ronde, pubblicato il 24 febbraio sulla Gazzetta Ufficiale numero 45, all'articolo 6 prevede che "i sindaci, previa intesa con il prefetto, possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle forze di polizia eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana".
Le associazioni dovranno essere iscritte in un apposito elenco tenuto dal Prefetto. Il sindaco dovrà avvalersi "in via prioritaria" delle associazioni composte da personale delle forze dell'ordine in congedo. Poi al comma 5, il decreto aggiunge: le associazioni diverse da quelle composte da personale delle forze dell'ordine in congedo "sono iscritte negli elenchi solo se non siano destinatarie, a nessun titolo, di risorse economiche a carico della finanza pubblica". Ecco il punto: come si finanzieranno le associazioni tra normali cittadini? Chi provvederà al rimborso delle loro spese? Il decreto legge non esclude che i "volontari per la sicurezza" possano essere pagati da privati, persone fisiche o aziende: se non vorranno rimetterci di tasca propria, potranno farsi sponsorizzare. Nessuno glielo può impedire. Almeno stando alla lettura del testo. Salvo nuove sorprese che potranno arrivare dal decreto d'attuazione del Viminale, da adottare entro 60 giorni.
Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, tiene infatti duro: nelle ronde verrà attuato "un controllo fortissimo da parte degli organi di polizia su chi vi partecipa". E su chi le finanzia? "Giuridicamente non ci sono dubbi - spiega Stefano Merlini, costituzionalista a Firenze - la norma per come è scritta lascia la possibilità di un finanziamento privato delle ronde. Le associazioni di cittadini, riconosciute dall'articolo 18 della Costituzione, possono infatti chiedere contributi a chicchessia. Le ronde potranno dunque rivolgersi alla Confcommercio, Confesercenti, aziende o negozianti. Nella loro funzione di pubblica utilità potranno chiedere finanziamenti. Il rischio è uno squadrismo pagato da quella parte della popolazione che non si sente sufficientemente protetta. Di più, si può finire per istituzionalizzare un rapporto mafioso: io ti proteggo, tu mi paghi".
Merlini è caustico: "Per lo Stato di diritto è il primo passo verso l'abisso". Il rischio non viene sottovalutato neppure dal presidente del Veneto, Giancarlo Galan. "Non vedo nulla di male nel fatto che ci siano persone che invece di andare a giocare a carte all'osteria si interessino degli altri - premette - vedo invece qualche cosa di male nello spontaneismo esasperato, nel fai da te e nell'utilizzo politico di queste ronde. Credo debbano essere coordinate e fatte da persone istruite e che siano soprattutto carabinieri in pensione e alpini, cioè gente che ha una preparazione. Dilettanti allo sbaraglio in questo paese ne abbiamo visti un po' troppi". Poi sul finanziamento privato delle ronde, aggiunge: "È un rischio da evitare a tutti i costi. La privatizzazione delle ronde non sarebbe una cosa giusta. Il fenomeno deve essere istituzionalizzato e controllato dall'amministrazione pubblica".
Di che ronda sei?
Le mani dei partiti sulle ronde
In prima fila Lega, An e Destra
Boom al Centro nord, ed è allarme. La bandiera della sicurezza fa gola
E ora bisogna vedere cosa accadrà con la patente di legittimità del governo
I City Angels battono le strade milanesi da 14 anni. Gli "assistenti civici" di Livorno sono invece pronti a debuttare in questi giorni. Il decreto anti-stupri del governo non fa che accelerare un processo in corso: decine sono le ronde già attive nei comuni del centro-nord. Il rischio? Le mani dei partiti sulla sicurezza. Una parte delle ronde ha infatti un colore politico: in testa, sventolano le bandiere della Lega Nord, seguite da quelle di An, Destra di Storace, Forza Nuova e Fiamma tricolore. "Il rischio di politicizzazione della sicurezza - avverte l'Associazione nazionale dei funzionari di polizia - è reale e ci riporta alla memoria tempi che credevamo superati".
Quello delle ronde non è un fenomeno omogeneo. Si va dai pensionati con block notes di Firenze, agli studenti-vigilanti di Bologna; dagli storici e apartitici City Angels lombardi, alle ronde targate Carroccio. Se infatti è vero che una parte del fenomeno è trasversale a tutte le amministrazioni comunali, di centrosinistra e centrodestra, un'altra parte mantiene precisi connotati politici.
Molte ronde sfilano oggi sotto le insegne leghiste. Le prime? Le "Ronde padane", nate a Voghera nel 1997: "Stavamo raccogliendo le firme per chiedere una maggiore presenza di polizia nel centro storico - racconta uno dei fondatori, Gigi Fronti - quando ci venne in mente che noi stessi potevamo fare la nostra parte formando squadre che, disarmate, girassero per la città". Quanti sono i volontari padani? Numeri ufficiali non ce ne sono, ma Mario Borghezio, già dieci anni fa, parlava di 8mila persone: "Da Cuneo e Trieste sono una quarantina i comuni coinvolti, anche grandi come Modena, Torino e Monza".
La bandiera della sicurezza porta voti e fa gola a molti. Gli altri partiti non stanno a guardare: si muove Alleanza nazionale, con Azione Giovani a Torino, Padova e Venezia; muovono i primi passi le ronde della Destra di Francesco Storace alla periferia di Roma; la Fiamma Tricolore annuncia di aver cento militanti pronti a Trieste; Forza Nuova è già attiva a Foggia e Pescara. Bisogna vedere ora cosa cambierà con la patente di legittimità promessa dal governo, sotto la responsabilità del prefetto. "Non solo le ronde sono una maldestra surroga alla mancanza di turn over tra le forze dell'ordine - sostiene Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia - ma costituiscono un rischio reale di politicizzazione della sicurezza. Le ronde - prosegue - sono permeabili all'infiltrazione di organizzazioni criminali, come mafia e camorra e possono nascondere tra le loro fila delle squadracce di esaltati pericolosi".
Meno allarmato il giudizio del sociologo Marzio Barbagli: "Non serviranno a granché, ma non credo che siamo in presenza di fenomeni pericolosi, se disarmati e privi di colore politico. Una cosa però è certa: le ronde rappresentano una forma premoderna di sicurezza, di prima che nascesse la polizia. Se le si ritirano fuori, accanto all'uso dei militari in città, si mette in discussione la funzione stessa delle forze dell'ordine".
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