25 novembre 2008

Mafia SpA


La mafia italiana fattura il doppio della Fiat, quasi 170 miliardi di dollari.
La casa automobilistica fattura 80 miliardi di dollari. In Italia gli affari della mafia costituiscono il 6% del PIL.


Le grandi organizzazioni criminali italiane (Cosa Nostra siciliana, ‘Ndrangheta calabrese, Camorra napoletana e Sacra Corona Unita pugliese), riunite sotto il nome di Mafia SpA, sono la prima impresa italiana e quest’anno fattureranno 130 miliardi di euro (circa 170 miliardi di dollari), con un utile di 70 milioni al netto degli investimenti e delle trattenute.
La denuncia é arrivata ieri dalla Confesercenti nel suo documento intitolato “Le mani della criminalità sulle imprese”. Secondo il rapporto gli affari della mafia costituirebbero il 6% del Prodotto Interno Lordo italiano, duplicando il fatturato della FIAT, che fattura circa 80 miliardi di dollari.
I ricavi della Mafia SpA derivano in primo luogo dai traffici illeciti, con un attivo di 62.8 miliardi. La vendita di droga fornisce 59 miliardi, il commercio d’armi ed altri traffici fruttano 5.8 miliardi, il contrabbando 1.2 miliardi e la tratta di esseri umani circa 300 milioni di euro.
L’usura controllata dalle organizzazioni criminali farà entrare nelle loro casse nel 2008 12.6 miliardi mentre il racket delle estorsioni verso i commercianti, obbligati a pagare il cosiddetto “pizzo” (imposta mafiosa), frutterà altri 9 miliardi. Furti e rapine portano un altro miliardo di euro.
L’attività delle mafie è molto importante nell’ambito imprenditoriale, permettendogli di fatturare altri 24.7 miliardi di euro, mentre le attività legate all’agricoltura, denominate “agromafia”, forniscono 7.5 miliardi. Inoltre l’approvvigionamento ed il rifornimento ad enti locali in Sud Italia, dove sono radicate le grandi organizzazioni criminali, assommano circa 6.5 miliardi.
Il commercio del “tarocco” , ossia i milioni di oggetti di grandi marche falsificati che i poveri immigrati vendono in tutto il paese e che la Mafia SpA esporta all’estero, rende altri 6.3 miliardi di euro.
Un mercato emergente proviene dalle cosiddette “ecomafie”, ossia dalla gestione dei rifiuti clandestini e legali e dal riciclaggio dei residui normali e pericolosi. Il fatturato arriva a 16.8 miliardi.
La prostituzione rappresenta oggi un settore in completa decadenza, che rende alle mafie “solo” 600 milioni di euro.
Secondo la Confesercenti, 180.000 imprenditori e commercianti risentono delle attività usuraie delle mafie e altri 160.000 sono vittime di estorsioni, il racket che li obbliga a pagare il pizzo nel sud del paese.
Il contrabbando, che prima era una delle attività principali delle organizzazioni criminali, sta diventando sempre meno importante.
Anche il ruolo economico delle scomesse clandestine e degli abursi edilizi è diminuito, nonostante fatturino in totale più di 10 miliardi di euro l’anno.

Le mafie sono penetrate profondamente nel tessuto economico e sociale italiano. Le reti criminali si estendono anche al nord Italia e ad altri paesi, come la Germania, e a continenti come l’America Latina.
I giganteschi guadagni della Mafia SpA sono investiti in molte attività legali, tra i quali hotel, concessionarie d’auto, pizzerie, ristoranti e supermercati.

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