19 settembre 2008

Senza vaselina, no


Alle 12,30 del 18 Settembre, Solari della CGIL, si è trovato scritte, nero su bianco, condizioni già firmate e concordate con la Cils in una qualche riunione privata, e non ci sta a firmare niente di cui non si sia trattato con l'amplia maggioranza e con trasparenza. La spiegazione da parte di Bonanni, della Cils, al programa Porta a Porta è stata: "Ma no, ti abbiamo detto che era un errore. Che dopo l'avremo cancellato" Solari continuava a dire: "Ma era scritto". Nessuna risposta ma un gesto di fastidio da parte di Bonanni.

Nella stessa riunione, alla stessa ora, il rappresentante dei piloti dell'INPAV, invece si è trovato davanti un contratto di lavoro già firmato da Cils e Uil. "È la prima volta che vedo questo", protesta. La risposta di Bonanni è stata: "Ma sí, abbiamo già tirato le prime cifre per agevolare la trattativa. Dai firma, che va tutto bene". Questi sono i personaggi che rappresentano gli interessi dei lavoratori.

CGIL: «Abbiamo firmato per il personale di terra» che rappresentano «il 51% dei lavoratori» mentre non è stato così per il personale di volo e «non possiamo firmare un accordo separato se rappresentiamo meno della metà dei lavoratori». E poi sarebbe stato «inimmaginabile» tentare il rilancio di Alitalia «senza la professionalità dei piloti e degli assistenti volo, che è fondamentale». E comunque, «fare uno scaricabarile di responsabilità, non è degno di un Paese civile». È il giorno di Guglielmo Epifani, il segretario della Cgil che mercoledì ha coraggiosamente scelto di non firmare l’accordo con la Cai. E segnato una rottura tra i sindacati confederali destinata a rimanere negli annali.

Non che la Cgil si sia tirata indietro dal tavolo senza fare proposte. Insieme ai sindacati autonomi del personale di volo, Epifani aveva presentato la sua controproposta attorno alle 13 e trenta, due ore prima della scadenza dell’ultimatum. Ma che fosse “colpa della Cgil” ormai era la versione che circolava addirittura dal giorno prima. A metterla in giro, Silvio Berlusconi. Che giovedì, quando la Cai ha annunciato il ritiro dell’offerta, c’è andato giù pesante con il sindacato.
In attesa di nuovi sviluppi, il commissario straordinario Augusto Fantozzi, assicura che Alitalia continuerà a volare «il più a lungo possibile». Il 2 Ottobre l'ENAC ritirerà la concessione per i voli. E il sabato 27 Settembre finisce il carburante. E allora?

Forse era meglio aver venduto l'Alitalia ad Air France in Aprile. Air France comprava Alitalia e si faceva carico dei debiti e gli esuberi erano appena 1.500. Ora con gli "imprenditori italiani", i debiti restano allo Stato, ossia noi, e gli esuberi si calcolano in 3.500 persone.

La CAI chiede ancora ai lavoratori rimanenti una riduzione del salario, maggiore produttività, aumentare le ore lavorative e niente vertenze per due anni. Quasi niente. Ora gli stipendi sono 20-30% meno di quelli che prendono in Air France od in Iberia.

In realtà, la trattativa era partita male sin dall’inizio. «Non si era mai vista prima – ricordava mercoledì Epifaniuna trattativa in cui c'è stato un ultimatum al giorno, e tra un ultimatum e l'altro non si è mai lavorato sui punti importanti che andavano affrontati». Insomma, dicono anche i piloti e gli assistenti di volo: la Cai voleva fare l’affare del secolo, fare cassa sulle spalle dei lavoratori e su quelle dei contribuenti italiani, che si sarebbero accollati tutti debiti dell’azienda.


CHI FORMA LA CAI?

Attualmente è composta da 18 azionisti, tra cui:

Roberto Colaninno
il gruppo Benetton
il gruppo Riva
il gruppo Fratini
il gruppo Ligresti
il fondo Equinox di Salvatore Mancuso
il fondo Clessidra di Claudio Sposito
Carlo Toto (Toto Costruzioni Generali S.p.A.)
il gruppo Fossati
Il gruppo Marcegaglia
Bellavista Caltagirone
il gruppo Gavio
Davide Maccagnani
Marco Tronchetti Provera
Intesa San Paolo

Il vincolo per i soci a restare nel capitale della nuova compagnia durerà almeno fino al 2013 e, nell'arco di tre anni, ci sarà anche la possibilità di un eventuale ritorno in Borsa. In data 18 settembre, l'Assemblea CAI ha ritirato l'offerta su Alitalia.

Alcuni dei questi bravi ragazzi:

Roberto Colaninno (Mantova, agosto 1943) è un imprenditore italiano.
Origini pugliesi, di Acquaviva delle fonti (BA). Sposato, con due figli, di cui uno, il primogenito Matteo, è anch'esso imprenditore e deputato dal 2008 nelle file del Partito Democratico.
La sua carriera di manager inizia in FIAAM azienda italiana di componenti per auto con sede a Mantova, di cui diviene amministratore delegato. Nel 1981 fonda la Sogefi, società di componentistica meccanica, con sede a Mantova, entrata nell'orbita della CIR dell'ingegner De Benedetti. Nel 1996 viene nominato amministratore delegato di Olivetti. In quegli anni trasforma l'azienda da una società leader di computer in una holding di telecomunicazioni creando Infostrada e Omnitel.

Nel 1999 lancia una offerta pubblica di acquisto (opa) totalitaria su Telecom Italia, con l'appoggio di Massimo D'Alema, fino ad oggi la più grande operazione di acquisizione a leva finanziaria (v. Leverage BuyOut, una tecnica finanziaria che consiste nell'utilizzare i flussi di cassa della società acquisita per pagare i debiti contratti nella fase di acquisizione), mai operata in Italia. Come soci dell'operazione ha un gruppo di imprenditori bresciani, soprannominato "la razza padana dell'imprenditoria", guidati da Emilio Gnutti e riuniti nella società Hopa Spa.

L'operazione riesce, creando tuttavia un grosso debito in Telecom stessa, che la renderà vulnerabile ad una scalata successiva. In conseguenza di ciò, nel 2001 vende la Telecom a Pirelli e Benetton, creando una notevole plusvalenza (1,5 miliardi di euro) nelle casse di Bell, la società veicolo lussemburghese con la quale Colaninno e Gnutti ottennero il controllo di Telecom.
Per questa plusvalenza la società è stata indagata per evasione fiscale e multata dall'Agenzia delle entrate per 1,937 miliardi di euro. L'accertamento con adesione a cui hanno aderito i soci di Bell ha permesso la riduzione delle sanzioni ad un quarto del minimo, così la società ha dovuto versare al Fisco solamente 156 milioni.

Nel 2002 acquista IMMSI società operante nel settore immobiliare, l'anno dopo attraverso questa società acquista Piaggio. Attualmente è presidente di IMMSI e di Piaggio, che oggi è il più grande produttore europeo e il quarto mondiale di veicoli a 2 e a 3 ruote.
Condannato a quattro anni e un mese per il crac Italcase-Bagaglino nel dicembre 2006, interdetto dai pubblici uffici per 5 anni, pene condonate grazie alla legge sull'indulto.

Nel 2008 viene costituita una "newco", una società che ha tentato di acquisire Alitalia. La società, denominata Compagnia aerea italiana, CAI, dovrebbe essere presto trasformata in S.p.A. e dotata di un consiglio di amministrazione presieduto da Roberto Colaninno


Il gruppo Benetton

Critiche
Secondo la "Guida al vestire critico", Centro nuovo modello di sviluppo, 2006, Edizione missionaria italiana "Benetton ottiene parte dei suoi prodotti da terzisti localizzati in Cina, paese che vieta ogni libertà sindacale".

Secondo la "Guida al vestire critico", Centro nuovo modello di sviluppo, 2006, Edizione missionaria italiana "Benetton Group Spa [è] posseduta per il 67% dalla famiglia Benetton attraverso la società Edizione Holding". Inoltre, la stessa fonte riporta che "Il 16 aprile 2003 si è concluso il processo promosso da Benetton contro Riccardo Orizio, giornalista del Corriere della Sera che [...] aveva pubblicato un servizio sulla presenza di lavoro minorile alla Bermuda e alla Gorkem Spor Giyim, due fabbriche turche che producevano abbigliamento a marchi Benetton". Il tribunale "ha condannato Orizio a 800 euro di multa". A tal proposito si consulti anche il Corriere della Sera in data 12 ottobre 1998 e 21 maggio 2003.

La Benetton è stata inoltre accusata, nel 2003, di avere acquistato in Argentina 900.000 ettari di terra dal popolo Mapuche costringendolo a vivere in una striscia di territorio sovraffollato e a diventare spesso manodopera a basso costo. Su questo tema si è aperto un ampio dibattito con posizioni molto differenziate.


Il gruppo Riva

Critiche
Nel 2001 il Tribunale di Taranto ha dichiarato Emilio Riva, il figlio Claudio ed altri dirigenti Ilva colpevoli di tentata violenza privata, per avere demansionato un gruppo di impiegati dell'Ilva nel 1998. La sentenza è stata confermata nel 2006 dalla corte di Cassazione, citato anche da Il Manifesto, 8 dicembre 2001 e La Gazzetta del Mezzogiorno, 8 marzo 2006 ).

Nel febbraio del 2007 Emilio Riva è stato condannato a tre anni di reclusione e Claudio Riva a 18 mesi per omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro e violazione di norme antinquinamento, con riferimento alla gestione della cokeria dell'impianto di Taranto. citato anche da La Gazzetta del Mezzogiorno, 12 febbraio 2007).


Il gruppo Marcegaglia

Vicende giudiziarie

Nel 2006 Steno Marcegaglia, imputato nel processo 'Italicase-Bagaglino', viene condannato a 4 anni e un mese per il reato di bancarotta preferenziale, in parte condonato.

Nel 2008 la Marcegaglia Spa ha patteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di 1 milione 158 mila euro pagata nel 2003 a Lorenzo Marzocchi di EniPower. La sua SpA controllata N.e./C.c.t. spa ha invece patteggiato 500 mila euro di pena, e ben 5 milioni 250 mila euro di confisca.

Oltre al patteggiamento dell'azienda, Antonio Marcegaglia ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena per il reato di corruzione.


Inoltre, chi afferma che Alitalia sia la "linea di bandiera" non tiene in conto che per esserlo, l'Alitalia dovrebbe essere statale. Altrimenti, chi può vietare ad un Benetton di vendere le sue azioni ad Air France quando gli pare e piace? Poi, chiamare all'"italianità" per muovere qualche nascosto senso di patriotismo nella società e giustificare l'affare con gli amici, è una mossa per dir poco sbagliata. Tutti i soci, l'unico che hanno d'italiano è il cognome. Gli interessi di questa gente girano per tutto il mondo. Non importa niente a loro la sorte dell'Italia. La cosa più probabile (Aerolineas Argentinas insegna) è che dopo qualche anno, quando la mucca non produca più latte ed si trovi in fin di vita, tenteranno che lo Stato la compri di nuovo. Logicamente assorbendo i nuovi debiti e pagando profumatamente i rotami che lasceranno.
(dati presi da Wikipedia)

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