24 settembre 2008

Tortura in caserma - alla Pinochet

Carabinieri e razzisti
Pierluigi Sullo
Carta - [9 Settembre 2008]
Non dovrebbe essere difficile, per il comando dell’Arma dei carabinieri, individuare i militari che nella caserma di Bussolengo, in provincia di Verona, hanno sottoposto alcune persone, minorenni compresi, a maltrattamenti, botte, tortura [la testa in un secchio d’acqua] e minacce di violenza sessuale su un ragazzo di sedici anni.

Il paese non è grande, la stazione dei carabinieri è popolata da poche persone in divisa, e il fatto è accaduto il 5 settembre. Se quei fermi arbitrari e le violenze in caserma, conditi da insulti razzisti e sessisti, fossero puniti, sarebbe un segnale che la Commissione europea non ha torto quando dice che in Italia non si ravvisano tracce di xenofobia. Altrimenti, sarà dimostrato che, come molta gente sospetta, ha torto.

Già, dimenticavamo un dettaglio: quelle persone, uomini e donne e bambini, intere famiglie, sono rom. Italiani ma rom. Si erano fermati con le loro roulottes ai margini del paese per preparare da mangiare e consumare in pace il pranzo, dopo di che sarebbero ripartiti: sono nomadi per forza, lo sanno bene loro per primi. Infatti prima i vigili urbani gli hanno intimato di andarsene come nei film western [«non vi voglio più vedere nella mia città»], poi sono arrivati i carabinieri e hanno approfittato del clima di benevolenza che circonda chi minaccia, picchia e, come se fosse un'abitudine, tortura quella brutta gente.

In Italia non esiste il reato di tortura, lo abbiamo imparato al processo di Bolzaneto; dunque ci accontenteremmo di un addebito per maltrattamenti, per abuso di potere, robetta così, destinata ad andare presto in prescrizione. O anche solo di una postilla alla legge che impone di tenere al guinzaglio i cani pericolosi: che lo si prescriva anche per i carabinieri.

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