LA SEMPLICITÁ
Non c’è verso, ho un sacco d’acciacchi. Grande sforzo mi è costato alzarmi di buon ora, vestirmi ed andare a rappresentare di nuovo le NONNE DI PIAZZA DI MAGGIO nel IVº Convegno che si è tenuto a Zugliano (UD) col titolo “Territorio e Vita”.
Terzo tavolo. Analisi sui temi scottanti: Terrorismo di Stato, Difesa di Diritti Umani, strategie di resistenza. Quaranta persone di tutto il mondo, anche dagli Stati Uniti (pensa tu!) che si sono prodigate nel raccontare le violazioni dei diritti umani subite dai loro popoli. Situazioni di estrema durezza che hanno subito confermato il piano imperiale che ormai tutti conosciamo: l’appropriazione ed il controllo del mondo. E che uno degli ostacoli per riuscirci è che ci sono troppi esseri umani su questo pianeta. L’impero è convinto che avanzino due miliardi di persone e che vanno ammazzate o fate scomparire al più presto possibile. Non importa il modo. Repressione, tortura e massacri, distruzione del territorio, emarginazione continua e permanente, negazione dei diritti alla salute ed all’alimentazione, promozione e stimolo di guerre fratricide, disinformazione e manipolazioni religiose sono i metodi usati. Le testimonianze che hanno apportato i compagni dell’Irak, dell’Afganistan, della Repubblica del Congo, del Messico, della Colombia, dell’Argentina, della Palestina…ma anche degli Stati Uniti, di Israele, della Spagna e della nostra stessa Italia ce li hanno illustrati profusamente.
Ci complicano la vita. Non solo materialmente. Il fatto che tutte queste violazioni vengono fatte con discorsi fuorvianti o nascondendole direttamente, fa sí che si debbano analizzare i casi, trovare le spiegazioni, ed individuare le crepe e le fessure del sistema che ci permettano di capire dove ci stano portando. Qui siamo noi a fare i discorsi “complicati”, per intendere la “complessità” in cui ci troviamo, per trovare vie di uscite, per creare reti di solidarietà e per chiedere aiuto. Cose per niente “semplici”. Fondamentalmente perché non sono uguali le violenze esercitate contro la popolazione congolese che quelle fatte subire ai palestinesi od ai colombiani. Non sono uguali i piani di massacro attuati in Irak od Afganistan che a Cuba od a Haitì. Ma se guardiamo in profondità troviamo un filo conduttore che può portarci a “semplificare” il quadro.
Per prima cosa dobbiamo identificare perfettamente il nemico. Non dobbiamo lasciarci confondere dalle apparenze: Gli Stati Uniti non sono un’altra cosa che un Paese appropriato da un’oligarchia che ora si identifica con quel nome…dello stesso modo che “l’Europa” identifica i vecchi imperi colonialisti. Quest’oligarchie mondiali sempre sono stati “loro”…e “noi” sempre siamo stati noi. Allora il conflitto è tra “loro” e “noi”. “Loro” vogliono distruggerci e “noi” vogliamo vivere. “Loro” voglio appropriarsi del mondo, e “noi” consideriamo il mondo nostra casa. “Loro” non hanno nessun diritto naturale; tutti i diritti che vantano ed esibiscono, incluso il diritto alla proprietà privata, sono sempre diritti basati in leggi redatte da “loro” e senza fondamenti naturali. “Noi” possiamo esibire e vantare sempre diritti naturali inalienabili ed imprescrittibili. Così di “semplice”.
Una seconda cosa che dobbiamo fare è quella di toglierci di dosso il fardello dell’ideologia. “Loro” hanno una sola ideologia: perpetuarsi nel potere per far guadagni con qualsiasi cosa. “Noi” ci siamo finora “complicato” la vita tentando di scoprire un sistema alternativo al capitalismo. E ci siamo complicati ancora di più quando l’abbiamo identificato ma ci siamo resi conto che c’erano un migliaio di sfumature. Allora sono sorte lotte interne, “complicazioni” da non finire, per spiegarci qual sistema era meglio di un altro. Il risultato fu la paralisi totale o la confusione o l’agire senza consensi. Tutti atti che si sono rivoltati contro di “noi” come un boomerang. Molte volte ci siamo ammazzati tra di noi solo per contare le uova nel paniere prima che il paniere fosse costruito o che nascesse la gallina che li ponesse. Basta! “Noi” vogliamo vivere in pace, “loro” non ci lasciano in pace. Allora prima dobbiamo toglierci di dosso “loro” e poi vedremo tra di “noi” cosa faremo. Se ci rispetteremo a vicenda e non copieremo il sistema che “loro” ci hanno imposto anche culturalmente, ce la faremo.
È vero che “loro” hanno le armi, i mezzi di comunicazione di massa e ci hanno colonizzato culturalmente da un bel po’, ma anche “noi” abbiamo anche le nostre armi. Possiamo resisterci ad entrare nel mercato, possiamo usare mezzi di comunicazione alternativi, ma fondamentalmente abbiamo la forza di vivere. E nessun popolo, storicamente, si è suicidato. Abbiamo anche il tempo. Il tempo è nostro miglior alleato. "Loro" vogliono tutto ora, "noi" lottiamo e resistiamo pensando alle future generazioni.
E la terza cosa che dobbiamo fare è non rinchiuderci in slogans o idee che riproducono luoghi comuni. Dobbiamo essere creativi ma anche accettare tutte le possibilità di lotta e resistenza. Non possiamo aver paura ad accettare la lotta armata come un possibile metodo in un preciso momento storico. Non è possibile sempre porgere l’altra guancia, specialmente quando “loro” ci hanno distrutto il volto. Dobbiamo capire che chi prende le armi in pugno per resistere sta dando la propria vita in dono per gli altri. Dobbiamo renderci conto che tutto serve, qualsiasi forma di resistenza sempre sarà un segno che indicherà che “noi” siamo vivi e vogliamo continuare a vivere. Che non ci arrendiamo. Non possiamo più discutere tra di noi per vedere chi ce l’ha più lunga o piscia più lontano…è un infantilismo che finora ci ha portato al fallimento. “Loro” se la ridono mentre “noi” giochiamo come bambini. Unione dev’essere la parola d’ordine. Non possiamo più dividerci in “noi”, “voi” e “gli altri”. O siamo tutti “noi”, oppure “loro” vinceranno sempre. Così di “semplice”.
Non c’è verso, ho un sacco d’acciacchi. Grande sforzo mi è costato alzarmi di buon ora, vestirmi ed andare a rappresentare di nuovo le NONNE DI PIAZZA DI MAGGIO nel IVº Convegno che si è tenuto a Zugliano (UD) col titolo “Territorio e Vita”.
Terzo tavolo. Analisi sui temi scottanti: Terrorismo di Stato, Difesa di Diritti Umani, strategie di resistenza. Quaranta persone di tutto il mondo, anche dagli Stati Uniti (pensa tu!) che si sono prodigate nel raccontare le violazioni dei diritti umani subite dai loro popoli. Situazioni di estrema durezza che hanno subito confermato il piano imperiale che ormai tutti conosciamo: l’appropriazione ed il controllo del mondo. E che uno degli ostacoli per riuscirci è che ci sono troppi esseri umani su questo pianeta. L’impero è convinto che avanzino due miliardi di persone e che vanno ammazzate o fate scomparire al più presto possibile. Non importa il modo. Repressione, tortura e massacri, distruzione del territorio, emarginazione continua e permanente, negazione dei diritti alla salute ed all’alimentazione, promozione e stimolo di guerre fratricide, disinformazione e manipolazioni religiose sono i metodi usati. Le testimonianze che hanno apportato i compagni dell’Irak, dell’Afganistan, della Repubblica del Congo, del Messico, della Colombia, dell’Argentina, della Palestina…ma anche degli Stati Uniti, di Israele, della Spagna e della nostra stessa Italia ce li hanno illustrati profusamente.
Ci complicano la vita. Non solo materialmente. Il fatto che tutte queste violazioni vengono fatte con discorsi fuorvianti o nascondendole direttamente, fa sí che si debbano analizzare i casi, trovare le spiegazioni, ed individuare le crepe e le fessure del sistema che ci permettano di capire dove ci stano portando. Qui siamo noi a fare i discorsi “complicati”, per intendere la “complessità” in cui ci troviamo, per trovare vie di uscite, per creare reti di solidarietà e per chiedere aiuto. Cose per niente “semplici”. Fondamentalmente perché non sono uguali le violenze esercitate contro la popolazione congolese che quelle fatte subire ai palestinesi od ai colombiani. Non sono uguali i piani di massacro attuati in Irak od Afganistan che a Cuba od a Haitì. Ma se guardiamo in profondità troviamo un filo conduttore che può portarci a “semplificare” il quadro.
Per prima cosa dobbiamo identificare perfettamente il nemico. Non dobbiamo lasciarci confondere dalle apparenze: Gli Stati Uniti non sono un’altra cosa che un Paese appropriato da un’oligarchia che ora si identifica con quel nome…dello stesso modo che “l’Europa” identifica i vecchi imperi colonialisti. Quest’oligarchie mondiali sempre sono stati “loro”…e “noi” sempre siamo stati noi. Allora il conflitto è tra “loro” e “noi”. “Loro” vogliono distruggerci e “noi” vogliamo vivere. “Loro” voglio appropriarsi del mondo, e “noi” consideriamo il mondo nostra casa. “Loro” non hanno nessun diritto naturale; tutti i diritti che vantano ed esibiscono, incluso il diritto alla proprietà privata, sono sempre diritti basati in leggi redatte da “loro” e senza fondamenti naturali. “Noi” possiamo esibire e vantare sempre diritti naturali inalienabili ed imprescrittibili. Così di “semplice”.
Una seconda cosa che dobbiamo fare è quella di toglierci di dosso il fardello dell’ideologia. “Loro” hanno una sola ideologia: perpetuarsi nel potere per far guadagni con qualsiasi cosa. “Noi” ci siamo finora “complicato” la vita tentando di scoprire un sistema alternativo al capitalismo. E ci siamo complicati ancora di più quando l’abbiamo identificato ma ci siamo resi conto che c’erano un migliaio di sfumature. Allora sono sorte lotte interne, “complicazioni” da non finire, per spiegarci qual sistema era meglio di un altro. Il risultato fu la paralisi totale o la confusione o l’agire senza consensi. Tutti atti che si sono rivoltati contro di “noi” come un boomerang. Molte volte ci siamo ammazzati tra di noi solo per contare le uova nel paniere prima che il paniere fosse costruito o che nascesse la gallina che li ponesse. Basta! “Noi” vogliamo vivere in pace, “loro” non ci lasciano in pace. Allora prima dobbiamo toglierci di dosso “loro” e poi vedremo tra di “noi” cosa faremo. Se ci rispetteremo a vicenda e non copieremo il sistema che “loro” ci hanno imposto anche culturalmente, ce la faremo.
È vero che “loro” hanno le armi, i mezzi di comunicazione di massa e ci hanno colonizzato culturalmente da un bel po’, ma anche “noi” abbiamo anche le nostre armi. Possiamo resisterci ad entrare nel mercato, possiamo usare mezzi di comunicazione alternativi, ma fondamentalmente abbiamo la forza di vivere. E nessun popolo, storicamente, si è suicidato. Abbiamo anche il tempo. Il tempo è nostro miglior alleato. "Loro" vogliono tutto ora, "noi" lottiamo e resistiamo pensando alle future generazioni.
E la terza cosa che dobbiamo fare è non rinchiuderci in slogans o idee che riproducono luoghi comuni. Dobbiamo essere creativi ma anche accettare tutte le possibilità di lotta e resistenza. Non possiamo aver paura ad accettare la lotta armata come un possibile metodo in un preciso momento storico. Non è possibile sempre porgere l’altra guancia, specialmente quando “loro” ci hanno distrutto il volto. Dobbiamo capire che chi prende le armi in pugno per resistere sta dando la propria vita in dono per gli altri. Dobbiamo renderci conto che tutto serve, qualsiasi forma di resistenza sempre sarà un segno che indicherà che “noi” siamo vivi e vogliamo continuare a vivere. Che non ci arrendiamo. Non possiamo più discutere tra di noi per vedere chi ce l’ha più lunga o piscia più lontano…è un infantilismo che finora ci ha portato al fallimento. “Loro” se la ridono mentre “noi” giochiamo come bambini. Unione dev’essere la parola d’ordine. Non possiamo più dividerci in “noi”, “voi” e “gli altri”. O siamo tutti “noi”, oppure “loro” vinceranno sempre. Così di “semplice”.
E poi, la quarta cosa a tener in conto è quella di usare la Giustizia. Dobbiamo rivindicarla come un diritto umano fondamentale. E "loro" temono la Giustizia. "Noi" sempre abbiamo cercato la giustizia, "loro" sempre hanno agito come delinquenti. Con la Giustizia possiamo vincere. Senza Giustizia non c'è futuro.
1 commento:
Come commento lascio un mio haiku:
" Catene d'oro,
bava dei servi -
lo schiavo sta evadendo "
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